E pace fu. Il Sindaco di San Giovanni di Gerace si scusa col Parroco dopo lo schiaffo.

E pace fu. Il Sindaco di San Giovanni di Gerace si scusa col Parroco dopo lo schiaffo.

Pace fatta tra il sindaco di San Giovanni di Gerace, Pino Vumbaca, e don Vincenzo Tassitani, parroco del paese, dopo che il primo cittadino aveva schiaffeggiato, durante una discussione avvenuta due giorni fa, il sacerdote, che lo aveva criticato durante la sua omelia. Il sindaco, secondo quanto ha reso noto la Diocesi di Locri, ha chiesto scusa ed il parroco, a sua volta, ha ritirato la denuncia che aveva presentato nei confronti del primo cittadino. "Alla presenza del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, che si è adoperato per riportare la concordia - si afferma in un comunicato della Diocesi - prima della Santa Messa, davanti ai fedeli che hanno apprezzato molto il gesto, e in un clima di evidente commozione, il sindaco Vumbaca rivolgendosi al parroco, ha letto una dichiarazione scritta in cui ha definito il suo gesto "di una gravità inaudita, del quale - ha aggiunto - ancora adesso non riesco a capacitarmi. La provocazione ha annebbiato la mia mente, facendo sì che io compissi un atto sbagliato, del quale mi pento e mi dolgo amaramente. Vi chiedo scusa per la mia intemperanza e per un gesto che io stesso ritengo inescusabile. Chiedo scusa anche all'intera comunità parrocchiale, colpita come e più di voi. Quella stessa mano che ho alzato contro di voi ve la offro oggi in segno di pace, chiedendo che questa vicenda così grave possa trasformarsi in occasione di riconciliazione vera".

 Questo il testo che il Sindaco Vumbaca ha letto rivolgendosi al parroco:

Carissimo Don Vincenzo, 

iproprio in questa Chiesa ho compiuto un gesto di una gravità inaudita, del quale ancora adesso non riesco a capacitarmi. 
La ragione ha ceduto il passo alla tensione. La provocazione ha annebbiato la mia mente, facendo sì che io compissi un atto sbagliato, del quale mi pento e mi dolgo amaramente. 
Sono quindi qui a chiedervi scusa per un gesto che io stesso ritengo inescusabile. 
Porto a mia difesa la fragilità umana, che crea danni quando la rabbia prende il sopravvento. La mia fragilità, vera causa scatenante di questa vicenda. 
Porto a mia scusante il fatto che ho un grandissima considerazione della missione pastorale della Chiesa nei nostri paesi, tanto da attribuirle continuamente attenzione e rilevanza: se non avessi dato peso alle vostre parole e al vostro ruolo, se avessi ritenuto di non darvi importanza, non avrei certamente esternato una reazione così “appassionata”. 
Ringrazio con profonda stima il Vescovo, che mai come in questa occasione si è dimostrato “padre”. Per me, per voi, per l’intera comunità parrocchiale. 
Ha manifestato, da vero uomo di fede, di avere a cuore la serenità della comunità alla quale è stato dato come guida, tanto da calarsi nel profondo dei suoi problemi. 
Ha convocato davanti a sé due dei suoi figli, coinvolti in una situazione più grande di loro stessi, e si è rivelato davvero testimone e “maestro” di vita. 
Chiedo, quindi, scusa a voi, don Vincenzo, e all’intera comunità parrocchiale, colpita come e più di voi. 
Quella stessa mano che ho alzato contro di voi ve la offro oggi in segno di pace, chiedendo che questa vicenda così grave possa trasformarsi in occasione di riconciliazione vera. 
Grazie di cuore e vi chiedo ancora di scusare la mia intemperanza. 
Pino Vumbaca

 

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