Renzi a Scalea: “La battaglia per la legalità dovete farla voi”

Renzi a Scalea: “La battaglia per la legalità dovete farla voi”


La scena è questa: sono da poco passate le 12.30 quando al terzo piano dell’edificio che ospita il Comune di Scalea, Matteo Renzi e Nicola Gratteri possono finalmente scambiare qualche battuta lontano da microfoni e taccuini. Tra il premier e il magistrato ormai c’è un certo feeling e, dunque, i convenevoli vengono messi subito da parte. Si discute di riforme da mettere in campo nella giustizia ma non solo.




Il pm reggino ne approfitta – ma non è questo il motivo del loro incontro – per ribadire per l’ultima volta al presidente del Consiglio di non essere assolutamente interessato a nessun tipo di incarico politico, men che meno a una candidatura a presidente della Regione. Nella stanza accanto c’è un buffet molto sobrio: qualche tartina, arancini, panini col prosciutto e prosecco. Attorno al tavolo ci sono il portavoce di Renzi, Filippo Sensi, il ministro Maria Carmela Lanzetta, il prefetto di Cosenza Gianfranco Tomao, l’assessore regionale Alfonso Dattolo – spedito lì dal governatore Peppe Scopelliti, che  preferisce disertare l’appuntamento così come diserta, a differenza di quanto successo in Veneto dove a cantare l’inno di Mameli c’erano pure i leghisti, il presidente del consiglio regionale Franco Talarico –, il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio, il sindaco di Crotone Peppino Vallone e i commissari prefettizi che guidano Scalea dopo lo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni mafiose. Renzi riserva loro un rapido saluto, poi corre sul palco per la manifestazione contro la ’ndrangheta promossa dal Pd calabrese.
La gente lo cerca, lo invoca, cerca la foto. “Non sono mica Brad Pitt... non voglio restare chiuso nel Palazzo, ma buoni, fatemi dire...”. Fatica a parlare, il premier. E a Martina, la ragazzina che a inizio mattina gli chiede se è possibile restare vivere in Calabria, risponde: “Non attendere un marito neozelandese o tedesco per andare via dall’Italia o trovare un lavoro, ritrova qui i tuoi sogni e soprattutto rispetta le regole, non accettare compromessi, raccomandazioni...”.
Martina studia all’istituto comprensivo di Scalea a cui Renzi dedica gran parte della sua giornata calabrese. Quando arriva non ci sono solo applausi ma anche fischi. Come quelli lanciati dai precari della scuola che attendono ancora di conoscere il loro destino e degli operatori sanitari dell’ospedale di Praia a Mare, che ha chiuso i battenti, lasciando sguarnito questo pezzo di Calabria.
Renzi – accolto a scuola dall’orchestra e dalle note dell’inno nazionale – ripete ai bambini ciò che dirà dopo ai sindaci calabresi e al resto delle persone venute ad ascoltarlo da vicino. Chiede responsabilità, il premier: “Dovete alzarvi e combattere con me, io se fallisco chiudo con la politica, ma sarebbe scorretto darvi garanzie che non posso dare, una parte dovete farla anche voi”. La parte che lui può fare è quella che tutti gli italiani ormai conoscono, “80 euro a maggio servono a fare pace con i cittadini, a dare a chi ha pagato di più in questi anni”. Dal palco, davanti ai ragazzi dell’associazione antimafia Libera, punta sul messaggio di Gesualdo Bufalino, lo scrittore siciliano che Renzi cita due volte, “per sconfiggere la mafia ci vuole un esercito di maestri”.
E mentre il segretario del Pd calabrese Ernesto Magorno annuncia di volere “un partito che stia tra la gente” perché “solo così riusciremo a mandare a casa la giunta Scopelliti”, lui cerca di volare più alto: “Prometto di non lasciare indietro nessuno, ma la battaglia per la legalità dovete farla voi. Smettetela voi calabresi di pensare che la salvezza venga da Roma, io posso stamparmi sul cuore le vostre richieste e i vostri sogni, ma i vostri nemici sono qui in Calabria, non fuori dalla regione”.
Prima del rompete le righe, c’è ancora spazio per un affondo contro la vecchia politica. Sembra quasi di sentire parlare Grillo: “È arrivato il momento di dire basta con i costi dela politica, di dire che non ci fermeremo davanti agli stipendi dei manager pubblici”. E aggiunge almeno un altro concetto scomodo: alle lamentele dei sindaci si può rispondere invocando un esame di coscienza, per esempio sulle modalità di spesa dei fondi europei, “guardiamoci negli occhi”. Ma non adesso. Non subito. L’aereo che deve riportarlo a Roma è già in fase di rullaggio.

 

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