Intervento di SEL sulla questione LSU LPU di Locri

Intervento di SEL sulla questione LSU LPU di Locri

Le recenti dichiarazioni stampa di esponenti dell’attuale Amministrazione comunale di Locri hanno svelato finalmente il “Calabrian Job”, il piano di Calabrese sul destino lavorativo degli LSU/LPU locresi.
Nel consueto attribuire  alle voci critiche presunti insulti e ignoranza delle leggi , salvo poi essere puntualmente smentita da atti ufficiali, dalla logica e dalle contraddizioni,l’amministrazione locrese, nella persona del suo Sindaco,  afferma SOLO ORA esplicitamente che all’interno del Comune di Locri non ci sarebbe posto per i 15 lavoratori LSU/LPU e di provvedere a trovarsi altra sistemazione.

Era da Ottobre 2014, da quando cioè è stato pubblicato il decreto interministeriale a favore dei 5000 LSU/LPU calabresi, che il silenzio e l’inazione prolungata dell’amministrazione Calabrese faceva intendere questa precisa volontà politica, finora taciuta ufficialmente.
Passata in silenzio e quasi inosservata la prima scadenza, quella ministeriale, è stata solo alla seconda, improvvisa e provvidenziale grazie all’intervento della Regione Calabria, dopo pressanti sollecitazioni delle opposizioni e dei sindacati, che il Comune di Locri, all’ultimo giorno utile ha manifestato un qualche minimo interesse ufficiale all’opportunità di contrattualizzazione a totale carico dello Stato e della Regione.
Nei mesi successivi, e ad oggi siamo a quasi 5 (cinque!) mesi dall’inizio di questa surreale e grottesca vicenda, altri silenzi e continue richieste ridondanti di chiarimenti con i lavoratori per nulla tenuti informati sul loro destino tant’è che solo dalla stampa hanno saputo che il lunedì successivo probabilmente non avrebbero dovuto recarsi sul luogo di lavoro.

Un atteggiamento anomalo, ostile, inspiegabile dato che qualsiasi amministratore, con a cuore il destino in primis dei propri dipendenti PRO TEMPORE, avrebbe avuto il dovere, politico e morale, di far di tutto per far rientrare anche i 15 precari locresi, gli unici in tutta la Calabria, nei provvedimenti che nelle intenzioni erano stati messi in atto per contrattualizzare tutti e 5000 calabresi nelle medesime condizioni.

Si tenta ora di attribuire a sindacati e ai partiti una presunta strumentalizzazione dei lavoratori.
Come se non fosse sufficiente quanto accaduto in questi mesi per scatenare una spontanea legittima e sempre composta protesta da parte loro come nel caso del sit-in di sabato 7 marzo a cui SEL aderisce.
Si tenta ora di denigrare i sindacati, CGIL e UIL, affermando che in passato in occasione di altri interventi normativi a favore degli LSU/LPU non avrebbero speso parola contro i comuni non aderenti.
Equiparando, però, per ignoranza o malafede, strumenti che vedevano l’immediata stabilizzazione e compartecipazione degli enti locali, spesso impossibilitati dai precari equilibri di bilancio, con questo attuale provvedimento che è temporaneo e per nulla legato al bilancio comunale.

E’ ora chiara qual era la volontà politica iniziale e per quale motivo in questi cinque mesi si è cercato di arrampicarsi sugli specchi piuttosto che ribadire con forza, data che questa è stata la scusante, che solo Locri si trovava e si trova in una situazione unica e sola in Calabria e che per questo motivo sarebbe stato necessario intervenire per modificare le presunte mancanze di legge. Così non è stato e s’è preferito, così è sembrato, in primis con il silenzio e poi rincorrendo gli enti preposti alla ricerca spasmodica di un categorico “NO” piuttosto che chiedere supporto politico e normativo.

Anche il recente bando per 50 lavoratori in mobilità in deroga a cui offrire un tirocinio ha visto un atteggiamento penalizzante nei confronti di lavoratori: per nulla pubblicizzato, eccetto sull’albo pretorio, e per il quale sono state molto carenti le informazioni al pubblico, prova ne è il suo parziale fallimento.
Su sole 71 domande presentate solo 25, il 35%, sono state ritenute ammissibili.
Per l’Amministrazione locrese, quindi, non proprio un buon lavoro.

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