Catanzaro,arrestato il boss Domenico Leotta,stava guardando la tv.

Catanzaro,arrestato il boss Domenico Leotta,stava guardando la tv.

Si trovava a Catanzaro il latitante Domenico Leotta, ricercato dal 2010 quando è sfuggito all'operazione "All Inside" nata da un'indagine del sostituto procuratore della Dda Roberto Di Palma. Ritenuto un esponente di vertice della cosca Pesce di Rosarno, Leotta si nascondeva al secondo piano di un appartamento nel centralissimo viale De Filippis. È lì che gli agenti della squadra mobile di Reggio, guidati da Gennaro Semeraro e dal suo vice Francesco Rattà, lo hanno scovato e messo fine alla sua latitanza. Al momento del blitz Leotta stava guardando la televisione e non ha opposto alcuna resistenza ai poliziotti che hanno fatto irruzione nell'appartamento, dotato di ogni comfort, e dove è stato sequestrato materiale ritenuto utile alle indagini. Materiale che deve essere analizzato dagli uomini di Semeraro che, adesso, dovranno ricostruire la rete di fiancheggiatori che hanno garantito a Leotta di rinviare di tre anni il suo conto con la giustizia. Il nome del latitante, infatti, compariva nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita il 29 aprile 2010 quando la Mobile aveva stretto le manette ai polsi a 40 persone tra capi e gregari della cosca Pesce. Un'inchiesta grazie alla quale la Dda ha fatto luce sugli assetti criminali e sugli equilibri della 'ndrangheta di Rosarno.
E proprio Leotta, stando alla ricostruzione fatta dagli inquirenti dopo le dichiarazioni della testimone di giustizia Giuseppina Pesce, è ritenuto uno dei personaggi che, in passato, ha mediato nei rapporti tra la cosca Pesce e i Bellocco. Le indagini del sostituto Di Palma e gli elementi venuti fuori nel processo istruito dal sostituto Cerreti hanno delineato i contorni di una delle più importanti cosche mafiose della Piana di Gioia Tauro che ha ramificazioni su tutto il territorio nazionale. Le indagini traevano origine dall'omicidio di Domenico Sabatino (ritenuto affiliato alla cosca Pesce) consumato l'8 ottobre 2006. Partendo da questo delitto, l'inchiesta consentiva agli investigatori della Mobile di individuare le dinamiche criminali, comprendere le logiche, gli equilibri e gli accordi, nonché l'esecuzione di progetto criminosi dei Pesce che, con i Bellocco, costruiscono i due poli intorno ai quali gravitano le altre famiglie della 'ndrangheta di Rosarno. Ritornando alla cattura di Leotta, al momento dell'arresto era solo.
Durante la conferenza stampa tenuta stamattina in questura, il capo della squadra mobile, Gennaro Semeraro, ha sottolineato che si è arrivati al latitante grazie alle intercettazioni telefoniche. «Ma è stata un'indagine supportata anche da servizi di pedinamento e appostamenti svolte, in alcuni caso, in condizioni avverse. Da tempo i nostri servizi si erano spostati a Catanzaro dove ieri abbiamo individuato l'appartamento. Abbiamo fatto irruzione a mezzanotte e non ha opposto nessuna resistenza. Non è indagata la proprietaria dell'appartamento che era stato affittato dallo stesso Leotta che aveva esibito un documento falso». «Nell'assenza degli altri esponenti di vertice della cosca Pesce – ha puntualizzato il questore Guido Longo – Leotta è considerato uno dei capi della famiglia mafiosa di Rosarno». «È il quarto latitante della cosca Pesce che assicuriamo alla giustizia negli ultimi 2 anni – ha aggiunto il procuratore aggiunto Michele Prestipino – dopo una situazione strana che si era verificata il giorno dell'operazione "All Inside" quando sfuggirono i componenti del cerchio ristretto del boss Marcello Pesce. Nel processo, infatti, in corso a Palmi ci sono appartenenti alle forze dell'ordine, in particolare carabinieri. Dopo Francesco Arena, Roberto Matalone e Francesco Pesce, oggi è stata la volta di Domenico Leotta. Di questo non posso che essere soddisfatto perché i Pesce hanno goduto di appoggi e collusioni, e hanno vessato la cittadina di Rosarno». Un'ultima considerazione, il procuratore aggiunto Prestipino la dedica al fatto che «anche Leotta non è stato arrestato a Rosarno, ma a Catanzaro. Credo che non sia casuale: evidentemente nel loro territorio c'è qualcosa che sfugge al controllo dei Pesce e questo è un segno di debolezza. Pensiamo che questa è una strada da battere ancora»

fonte corrieredellacalabria.it

Tags