Caso Gentile - Ieri a “Servizio Pubblico” le verità di Citrigno: “i fratelli sono più pericolosi della 'ndrangheta”

Caso Gentile -  Ieri a “Servizio Pubblico” le verità di Citrigno: “i fratelli sono più pericolosi della 'ndrangheta”

“I Gentile? Sono peggio della 'ndrangheta”. Piero Citrigno ammette senza troppi giri di parole di avere timore dei fratelli cosentini, i membri del più potente casato politico calabrese. A raccogliere la testimonianza dell'imprenditore bruzio è stato il giornalista Sandro Ruotolo. Il suo reportage all'interno delle dinamiche occulte della politica cosentina andato in onda su La7 durante la puntata di “Servizio Pubblico” di ieri sera. Citrigno è un “teste” d'eccezione. Per lungo tempo sodale dei Gentile, oggi è la “gola profonda” in grado di aprire uno squarcio sui poteri forti che muovono tutti i fili e aprono tutte le porte. A sentire lui, il senatore e l'assessore regionale a Cosenza sono dominus incontrastati e temibili: “Qua da noi un imprenditore deve comunque assoggettarsi a loro. Io ho timore dei fratelli Gentile per il metodo che usano e ho timore che le attività dei miei figli possano essere ostacolate da loro”.



Politici di rango, sì, ma anche persone che fanno paura. “È più facile farla franca con la 'ndrangheta che con loro – commenta, con tono quasi sommesso, Citrigno –. A differenza della delinquenza che ci mette la faccia, loro non ce la mettono, usano altri metodi. Se una cosa decidono di fartela fare te la fanno fare...”.


L'imprenditore li conosce bene. Citrigno era un membro effettivo di un “sodalizio” particolarmente influente, i cui componenti chiudevano sempre buoni affari. Poi scoppia il caso dell'Ora e tutto cambia. Il figlio di Tonino Gentile, Andrea, finisce nel registro degli indagati nell'inchiesta sulle consulenze d'oro all'Asp di Cosenza. Il giornale edito dal figlio di Citrigno, Alfredo, sta per pubblicare la notizia, proprio alla vigilia della nomina a sottosegretario del senatore. Ma ecco che arrivano le “pressioni” per bloccare la pubblicazione. Citrigno junior registra le conversazioni con Umberto De Rose, l'intermediario dei fratelli cosentini. Ai microfoni di Ruotolo, Alfredo racconta anche la telefonata con Andrea Gentile: “All'inizio dà per scontato che mi sarei prestato a bloccare la notizia, dicendo al direttore di non pubblicarla. Quando gli dico di no, cambiano i toni della telefonata”. A questo punto il giovane avvocato, secondo Citrigno, avrebbe usato un tono allusivo: “Ognuno va per la sua strada: fagli gli auguri a tuo padre e tanti auguri a te e alle vostre cose”. 


È la fine ufficiale di un rapporto solidissimo, forse dagli affari non sempre cristallini. Ruotolo raccoglie le confessioni di Citrigno nella sua villa di Muoio Piccolo, quartiere residenziale dove vive la Cosenza che conta. Lì vicino ci sono anche le ville dell'ex sottosegretario e dell'assessore regionale. E non è un caso. Per averle i due fratelli avrebbero fatto “carte false” e chiesto l'aiuto degli amici più fidati. Tra cui Citrigno. “Se i Gentile mi devono qualcosa? Abitano in una zona centrale, una delle migliori di Cosenza”.
Gli altri retroscena li racconta Pino Tursi Prato, ex segretario provinciale del Psi (il partito degli esordi dei Gentile) che ha scontato una pena a 6 anni di reclusione per voto di scambio: “I terreni furono intestati a me da parte di Tonino e Pino Gentile, che mi chiesero questo favore in quanto lui (Pino, ndr) era sindaco della città”. I terreni devono essere acquistati e Tursi Prato diventa il prestanome dei due ras locali. Tocca poi a Citrigno, che entra in società con l'ex consigliere socialista: “Era amico loro e gli amici loro erano amici miei”, spiega l'imprenditore. Che infine costruirà le ville dei due fratelli e anche la sua. Infine anche Tursi Prato fa il salto politico. “Nell'85 diventai consigliere comunale – spiega – e i terreni furono intestati a mio cognato, e alla fine fu lui che gli passò le ville”. 
E Piero Citrigno? Cosa ottiene in cambio? Un posto al sole nella sanità privata. “Eravamo già soci in una struttura sanitaria qui a Cosenza – ammette l'imprenditore –, ma c'era un problema di autorizzazioni. I Gentile fecero quello che era nelle loro possibilità finché le ottenemmo”. Ruotolo incalza: “Le hanno chiesto di fare assunzioni?”. “Nelle aziende – spiega Citrigno – ci saranno almeno 100 persone loro”. 
Tutto andava bene, fino a quando l'ex amico non finisce nei guai con la giustizia. Oggi Citrigno sta scontando una pena a 4 anni e 8 mesi per usura. Ma l'attenzione della magistratura nei suoi confronti sarebbe stata in qualche modo veicolata dagli stessi politici bruzi: “la prima vicenda nasce da alcuni soggetti che mi accusano. Uno era il geologo di Gentile e l'altro era il socio di Gentile”.


La trasmissione di Michele Santoro sembra dunque destinata a fare molto rumore, non solo in Calabria. Nel reportage Ruotolo approfondisce anche il ruolo di un altro uomo che conta. Se tra i Gentile e Citrigno l'amore sembra finito, lo stesso non si può dire infatti per Umberto De Rose. È stato lui a chiamare Alfredo Citrigno per convincerlo (utilizzando l'ormai celebre metafora del “cinghiale ferito che ammazza tutti”) a non pubblicare la notizia sull'indagine a carico del figlio del senatore. De Rose, ex candidato a sindaco di Cosenza per la coalizione di centrodestra, è lo stampatore dell'Ora della Calabria e al tempo stesso presidente di Fincalabra, la società per lo sviluppo economico regionale.

Ed è qui che – come gli ricorda Ruotolo – viene assunta Lory Gentile, l'altra figlia dell'ex sottosegretario. “Perché, non potevamo? Cioè – argomenta De Rose – essere figlio di un politico significa essere esclusi dalla possibilità di fare attività lavorative nel settore pubblico?”.

 

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