Bergamotto IGP, stallo nell’iter: la protesta dei produttori fa tappa a Locri

Bergamotto IGP, stallo nell’iter: la protesta dei produttori fa tappa a Locri

In un paradosso tutto calabrese, lo scontro tra la richiesta IGP e quella DOP rischia di farle fallire entrambe.

LOCRI – Si sa, il bergamotto è l’oro calabrese, coltivato da secoli tra la costa e l’entroterra della provincia di Reggio Calabria, dove si concentra oltre il 90% della produzione mondiale. Non solo un agrume profumato e ricercato da utilizzare in cucina ma soprattutto un ingrediente fondamentale della cosmesi.

E proprio l’essenza di bergamotto è riuscita nel 2001 ad ottenere la prestigiosa certificazione DOP, per proteggere il prodotto, i produttori e soprattutto i consumatori da contraffazioni di scarsa qualità. Una pratica un po’ inusuale, quella di conferire una DOP a un prodotto cosmetico ma che ha ottenuto il via libera dell’Unione Europea.

Vent’anni dopo, nel giugno 2021, un gruppo di agricoltori calabresi ha deciso di richiedere la certificazione IGP per la materia prima, il bergamotto di Reggio Calabria. Una procedura separata e indipendente durata sino ad oggi per oltre due anni e mezzo e che dopo aver ottenuto il via libera dal Ministero dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentareè stata interrotta dalla Regione Calabria. Al suo posto, la proposta di estendere la DOP dell’olio essenziale di bergamotto anche al frutto.

Un’iniziativa che non soddisfa gli agricoltori, orientati invece verso la soluzione IGP e che vedono inaspettatamente inciampare a pochi passi dal traguardo. La loro protesta è tutt’altro che silente e ieri mattina ha fatto tappa a Locri, ospitata nell’aula consiliare comunale. Presenti Rosario Previtera, agronomo e Presidente del Comitato Promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria IGP; Giuseppe Falcone, cofondatore del Comitato Spontaneo Bergamotticoltori; Francesco Macrì, Presidente regionale Copagri.

DOP E IGP: LE DIFFERENZE

Le certificazioni DOP e IGP hanno in comune il fattore geografico ed entrambe si conferiscono ad eccellenze del settore enogastronomico. La DOP (Denominazione d’Origine Protetta) indica che le qualità del prodotto alimentare sono dovute esclusivamente alle caratteristiche del territorio in cui viene realizzato, in ogni fase del processo di lavorazione. La certificazione IGP (Indicazione Geografica Protetta) indica invece che le caratteristiche e la reputazione del prodotto dipendono e sono influenzate dalla sua area geografica di provenienza. Per entrambe le certificazioni è imprescindibile il legame con il territorio: il prodotto non può essere realizzato altrove con la stessa qualità finale e a renderlo unico, inimitabile e tipico sono le tecniche artigianali del territorio, la manualità locale, i fattori naturali e il clima.

Seppur certamente simili e apparentemente uguali le due certificazioni celano alcune peculiari differenze: se nella DOP tutte le fasi di produzione e realizzazione del prodotto alimentare devono avvenire all’interno dell’area geografica indicata, nell’IGP almeno una di queste deve tenersi specificamente nel territorio, quindi altre possono svolgersi all’esterno.

La certificazione DOP è più stringente in quanto certifica che un prodotto è stato interamente ed esclusivamente realizzato all’interno del territorio dichiarato, mentre per quella IGP è necessario che solo alcune fasi siano tenute nella zona identificata, quelle più importanti e che ne conferiscono le caratteristiche.

Entrambe le certificazioni possono assegnate a tutti i prodotti tipici che ne fanno richiesta e rispettano i requisiti richiesti, ma la DOP è più indicata per i prodotti elaborati e trasformati, mentre l’IGP è indicata per le materie prime, come i frutti. Come il bergamotto di Reggio Calabria.

«Con l’IGP vogliamo dimostrare che la valorizzazione del bergamotto di Reggio Calabria non è industriale, ma legata all'agricoltura e all'impiego del frutto nell'enogastronomia, sostenendo lo sviluppo di tutto l’indotto», aveva spiegato alla stampa Rosario Previtera.

L’ITER DEL BERGAMOTTO IGP

Perché l’essenza di bergamotto è riuscita ad ottenere la certificazione DOP e la sua materia prima non ancora? Ma soprattutto, perché una non ha incluso l’altra? Il percorso di riconoscimento IGP del bergamotto di Reggio Calabria è iniziato il 5 giugno 2021 e non si è ancora concluso. Il disciplinare proposto e approvato dal Ministero è stato condiviso da centinaia di operatori ed è impostato in maniera molto stringente, includendo tutte le fasi di produzione del bergamotto e non solo alcune come richiesto dalla procedura IGP, rendendolo vigoroso come una DOP e prevedendo che tutte le fasi, dall’origine alla trasformazione, debbano essere svolte nell’area identificata – aveva raccontato il presidente del Comitato Previtera. La porzione geografica identificata dal disciplinare IGP consiste in 50 comuni della provincia di Reggio Calabria, da Villa San Giovanni a Monasterace.

D’altro canto, il Consorzio di tutela della DOP Olio Essenziale di Bergamotto propone di estendere al frutto la certificazione DOP già ottenuta nel 2001 dall’essenza, proposta sostenuta anche dalla Camera di Commercio, dalla Stazione Sperimentale, dalle associazioni di categoria Confagricoltura e Coldiretti e dall’Università Mediterranea.

A dicembre 2023 la certificazione IGP aveva ottenuto l’approvazione ministeriale, dopo oltre due anni e mezzo dall’inizio dell’iter. Per concluderlo manca solamente la convocazione della Riunione di Pubblico Accertamento da parte dello stesso Ministero dell’Agricoltura, un’audizione in cui viene presentato il disciplinare approvato. Trascorsi sessanta giorni, entro i quali chiunque ha possibilità di presentare ricorso, la certificazione viene annunciata in Gazzetta Ufficiale diventando effettiva.

LA SITUAZIONE ATTUALE E LE PARTI IN CAUSA

E se la Regione Calabria con il Presidente Occhiuto e l’Assessore Regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo in un primo momento hanno sostenuto la procedura per la certificazione IGP, a pochi giorni dal via libera ottenuto dal Ministero hanno sollecitato l’interruzione della pratica in favore dell’estensione della DOP dall’essenza al frutto. Proprio questa decisione ha scatenato le proteste degli agricoltori e del Comitato Promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria IGP, che ieri hanno fatto tappa nell’aula consiliare comunale di Locri.

Previtera ha espresso chiaramente la posizione del Comitato. Egli ritiene che la certificazione DOP dell’essenza di bergamotto sia stata incapace di tutelare il prodotto dalle sofisticazioni, poiché nel mondo si commercializzano 4 milioni di chili di essenza di bergamotto (o spacciata come tale) ma la provincia di Reggio Calabria ne produce a marchio DOP solo 150mila. Inoltre, Previtera sostiene che la produzione dell’olio essenziale è sempre più slegata dalla filiera agricola e per questo motivo i due marchi dovrebbero essere separati.

Il nocciolo della questione risiede nel fatto che l’ottenimento della certificazione IGP per il bergamotto di Reggio Calabria potrebbe rappresentare un effettivo affrancamento per gli agricoltori che vedrebbero così ampliarsi le possibilità di vendita e distribuzione del prodotto. Se ora – sostiene Previtera – il prezzo del bergamotto è stabilito dagli industriali cui l’80/90% degli agricoltori vende il prodotto, fissato a 80 centesimi al chilo per realizzare l’essenza che poi viene venduta dai 90 ai 180 euro al chilo, con la certificazione IGP il meccanismo potrebbe cambiare. Nel nord d’Italia e d’Europa c’è tanta richiesta di bergamotto e i prezzi per un prodotto certificato sarebbero decisamente più convenienti per i produttori, così come verrebbero valorizzati i derivati quali succhi e confetture.

D’altro canto Ezio Pizzi, presidente del Consorzio del bergamotto di Reggio Calabria, a tutela dell’olio essenziale e della sua DOP, ha di recente affermato alla stampa che «un riconoscimento per il frutto come IGP sarebbe dequalificante», perché a suo avviso il marchio DOP tutelerebbe molto di più l’agrume e ne aumenterebbe notevolmente di più il valore commerciale rispetto all’ IGP.

LA POSIZIONE DELLA REGIONE CALABRIA

A calabria.live l’Assessore Regionale all’Agricoltura Gallo ha chiarito le motivazioni del dietrofront della regione. «Dopo vent’anni persi in discussioni, ci siamo trovati con l’approvazione dell’IGP quando, l’Università Mediterraneaed i principali rappresentanti degli agricoltori hanno avanzato la richiesta di estendere la DOP dell’essenza al frutto. Abbiamo studiato la cosa a Bruxelles ed è fattibile», ha spiegato. Inoltre, per l’assessore il rischio sarebbe «che, a fronte del dovuto dibattito pubblico, la lotta con i fautori della DOP si inasprisse e finisse in tribunale: questo significherebbe, ove accadesse, che Bruxelles bloccherebbe qualsiasi pratica in attesa dell’esito giudiziario (e sappiamo i tempi della giustizia civile). Allora la scelta che può sembrare insensata, in realtà, tradisce un’autentica attenzione al territorio reggino, sia da parte mia che del Presidente Occhiuto».

E se Occhiuto garantisce di poter ottenere la certificazione DOP in soli sei mesi estendendo al frutto quella dell’olio essenziale, l’agronomo Previtera sostiene invece che sarebbe necessario iniziare una nuova pratica allungando ancora i tempi e ottenendo di fatto uno stallo e il mantenimento della situazione attuale, che a suo avviso sarebbe il reale obiettivo di Pizzi e del Consorzio.

La guerra per l’oro verde è tutt’altro che conclusa e tra le mille incognite l’unica certezza è quella che il bergamotto di Calabria è veramente un’eccellenza del territorio.

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