Da Bergamo a Reggio Calabria il progetto pilota dell’Erasmus italiano
L’iniziativa del Ministro Bernini è ispirata al celebre programma di mobilità internazionale europeo.
REGGIO CALABRIA – Mobilità al contrario, da nord a sud. È partita da poche settimane la sperimentazione dell’Erasmus Italiano, lo scambio tutto italiano che prevede di spostare da nord a sud gli studenti universitari per conoscere e approfondire le realtà del territorio nazionale. Il progetto pilota ha visto coinvolte le università di Bergamo e quella di Reggio Calabria. Un percorso al contrario che nel lungo periodo mira a invertire la rotta (o forse più a sensibilizzare) su una tendenza che non accenna a diminuire, ovvero le iscrizioni in massa degli studenti del meridione nelle università del nord Italia (il 30% ogni anno), dando vita al folto popolo degli universitari fuorisede.
L’iniziativa è nata su volontà del Ministro per l’Università e a Ricerca Anna Maria Bernini, che in una recente nota del MUR commenta con soddisfazione: «contaminazione culturale, scambio e confronto di idee sono obiettivi fondamentali della formazione superiore. Questo programma, che punta a una maggiore mobilità studentesca, crea le condizioni per raggiungere questi traguardi».
La sperimentazione attualmente attiva vede impegnate due studentesse dell’Università degli Studi di Bergamo in mobilità Erasmus presso l’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria. Le protagoniste, in trasferta per quattro mesi da febbraio 2024, sono Sara Mantuano (42 anni) e Alessia Carbone (23 anni), studentesse di Scienze della Formazione.
Intervistata da Repubblica, Sara ha spiegato: «mi sono iscritta al bando perché sono convinta che un’esperienza di studio in un’altra regione possa arricchire, e di molto, il mio percorso formativo. Trovo preziosa l’idea di creare questa mobilità al contrario. La maggior parte degli insegnanti assai validi che ho avuto nel mio percorso venivano proprio dal Sud Italia, una terra di risorse e di crescita».
Alessia invece non vede per la prima volta il mare dello Stretto. Quindici anni fa emigrava dalla Calabria con la sua famiglia per trasferirsi in provincia di Brescia. Anche lei intervistata da Repubblica ha raccontato: «la mia terra non l’ho mai del tutto abbandonata e il mio sogno è quello di tornare a vivere e lavorare dove sono nata. Magari resterà solo un desiderio, ma quest’Erasmus italiano è una possibilità unica, dovevo provarci». Non ha mai conosciuto il sistema scolastico e accademico calabrese, ma finalmente può viverlo: «ora sono al quarto anno e un tirocinio in una scuola dell’infanzia del mio paese d’origine è un’occasione troppo ghiotta: proverò a unire il focus sulle STEM con il contesto territoriale dell’Aspromonte».
L’Erasmus italiano ha ottenuto il via libera per i prossimi anni accademici. «Sta crescendo un nuovo modello di Università. Un Erasmus italiano accanto a quello europeo significa più possibilità di studio, più duttilità e maggiore offerta di percorsi innovativi», ha dichiarato il Ministro Bernini. Prosegue: «questo programma dà una prospettiva nuova alla mobilità degli studenti, centrata sulla valorizzazione dell’alta formazione nazionale. L’Erasmus italiano vuole infatti supportare la costruzione di percorsi didattici innovativi, che promuovano l’interdisciplinarietà e la flessibilità dell’offerta formativa, rafforzando al tempo stesso l’integrazione e la complementarità tra i nostri atenei».
Il fondo stanziato dal Ministero prevede una dotazione di tre milioni di euro per il 2024 e altri sette per l’anno 2025. Per ciascuna borsa di studio l’importo massimo sarà di mille euro e a beneficiarne saranno gli studenti iscritti a percorsi di laurea, laurea magistrale e a ciclo unico (con ISEE inferiore ai 36mila euro annui) che parteciperanno a bandi di mobilità sul territorio nazionale.
«Il Fondo è destinato a programmi di mobilità sulla base di convenzioni tra università con le quali verranno stabiliti percorsi formativi per i rispettivi studenti», precisa la nota del Ministero. I programmi di mobilità potranno avere durata dai tre ai sei mesi e sarà premura degli atenei quella di indicare il numero minimo di crediti formativi (CFU) riconosciuti agli studenti durante la trasferta e quali saranno i corsi interessati dai programmi.