Criticità e proposte per una fase due, dove i diritti costituzionali di salute e istruzione, conquistati con il sacrificio di molti 75 anni fa, vengano implementati in questa inaspettata fase storica del paese

Le famiglie festeggiano oggi il 25 aprile, quella liberazione che ha portato la democrazia, la libertà nelle nostre vite. Il sacrificio di molti è stata la prima pietra per dar vita alla nostra costituzione, la stessa che sancisce il diritto alla salute e all’istruzione, temi come mai attuali in queste ore. Con il DPCM del 4 marzo 2020 veniva sancita la chiusura delle scuole e ci si avviava verso il confinamento che tutti conosciamo e viviamo di bambini, adulti e i cittadini tutti, con l'obiettivo di contenere l’epidemia da COVID-19, per la condivisa e superiore necessità di proteggere innanzitutto la vita di tutti noi.
Le istituzioni ci hanno accompagnato in questa emergenza con dirette TV, iperproduzione mediatica di notizie, dati, analisi, ma rare parole fino a qualche giorno fa sono state dette sui bambini, i ragazzi, le famiglie. Sulla loro condizione, sui loro bisogni, sul loro futuro dopo il 4 maggio. Come detto dal primo ministro Canadese, dovremmo ringraziarli i bambini, per aver posto totale fiducia in noi, in paziente attesa che qualcuno gli dicesse che, finalmente, i loro diritti e le loro necessità tornassero una delle priorità degli adulti. I minori sono cittadini, come pure le famiglie e la salute è la priorità per tutti, ma la salute è benessere a 360° e così va preservata.
Curandoci degli aspetti immunologici, della prevenzione ma anche della stabilità psico-fisica e sociale, dei traumi avvenuti e di quelli che, se continuiamo a non considerare questi aspetti, avverranno. Siamo in attesa degli annunciati prossimi provvedimenti, auspichiamo che saranno l’occasione perché nell’agenda politica della nuova fase relativa all’emergenza covid-19, i minori e la loro crescita educativa, sociale e psicologica siano messi al centro, così come il welfare familiare e l’attenzione alle politiche di genere. Sappiamo bene che la questione è complessa, in primis quella della riapertura delle scuole, che prevede la necessità impellente di trovare una sinergia tra le diverse esigenze sanitarie, educative, psicologiche, strutturali, organizzative ed economiche, Ma, seppur difficile, non è più pensabile derogare o negare la presa in carico di tale problematica.
La scuola innanzitutto, con i suoi otto milioni di studenti e un milione di professori e altrettanti amministrativi e collaboratori, rappresenta un problema sanitario ma una risorsa irrinunciabile. Campo di esperienza, emotività, formazione e conoscenza, diverso dalle famiglie e per questo non derogabile a queste.
Il lavoro, quello dei genitori, ai quali è chiesto di ripartire, tornare a correre per il bene economico del Paese e quindi di ognuno di noi. Il welfare familiare, fatto di nonni a rischio e donne, madri e mogli, che non possono restare ancora più indietro, per supplire all’eventuale assenza di soluzioni formali e istituzionali, rischiando la vita in caso degli anziani, il lavoro, il reddito, l’autonomia e la crescita professionale, nel caso delle donne. La povertà reale e quella educativa, di chi era già in difficoltà e di chi, a causa dell’emergenza, ci è entrato.
Questo è il tempo della flessibilità del pensiero laterale, con i quali le istituzioni devono con una velocità mai richiesta prima inventare alternative, per mettere al riparo i cittadini del futuro e quelli del presente da possibili disastri emotivi, educativi, psicologici e sociali.
GENIMA, Genitori in rete, come associazione genitori e in rappresentanza di bambini, ragazzi e famiglie, chiede:
- Che siano prese in considerazione e proposte possibilità di supporto scolastico per tutte le fasce di età, compresi nidi e scuole dell’infanzia, già da fine maggio, con nuove modalità che garantiscano la sicurezza sanitaria ma riportino i bambini, seppur per un tempo limitato e con formule innovative e alternative, in contatto con i propri pari e con i propri educatori;
- Che le istituzioni statali, regionali, provinciali, comunali e municipali, si diano delle linee guida per individuare luoghi e modalità che rendano possibile la realizzazione delle suddette soluzioni;
- Che la didattica a distanza sia uniforme con linee guida uguali per tutte le scuole, indicando un numero minimo di ore per ogni insegnamento;
- Che venga data la possibilità alle famiglie di organizzarsi in modalità diverse: tate, babysitter, educatrici a domicilio; frequenza delle soluzioni alternative proposte da municipi, comuni, scuole statali;
spostamento interregionale in seconde case per usufruire del supporto di nonni, o altri parenti, ma che in ognuno di questi casi:
vengano realizzati e comunicati alle famiglie dei protocolli da seguire per la sicurezza sanitaria (screeing, sanitari: quali e ogni quanto, finanziati da chi; necessità o meno dei dpi, etc);
detraibilità delle spese per mascherine, gel disinfettanti, guanti;
supporto economico con un tetto massimo per bambino, affinché gli aiuti quali congedo, bonus babysitting, possano essere usati in maniera integrata fino al raggiungimento della cifra economica determinata;
che lo smartworking non sia “lavoro casalingo”, al fine di assicurare la produttività giustamente dovuta al datore di lavoro e che non si viva in costante stress;
supporto economico ai genitori che hanno perso il lavoro, in rapporto al numero dei figli componenti il nucleo familiare;
supporto pedagogico e psicologico fornito da asl o scuole ai genitori, agli insegnanti, al personale scolastico per accompagnare i bambini nella loro nuova condizione;
controllo e miglioramento delle condizioni delle strutture scolastiche e dei relativi giardini e spazi aperti, la sanificazione degli edifici scolastici e la modifica dell’attuale sistema di pulizie previsto nelle scuole, in vista del rientro seppur parziale durante l’estate e più consistente da settembre;
un piano di rientro per settembre 2020 per nidi e infanzia in sola presenza e che riduca al minimo la necessità della DAD per le scuole dalle primaria, secondaria e delle superiori.
Associazione GENIMA – genitori in rete, in rappresentanza di tutti/e i/le soci/e Stefania Lattanzi, Alessia Arena e Giovanna Rita Orlando