Ultimi giorni per partecipare al contest “Il Ponte che Non Vorrei”
Contestare un’opera pubblica attraverso un contest di opere artistiche. Questo lo scopo del concorso Il ponte che (non) vorrei, lanciato su Instagram la scorsa estate con intento dissacratorio ed ironico verso la costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina. Tempo fino al 30 ottobre per partecipare.
Se i ponti nascono per unire, quello sullo Stretto divide l’opinione pubblica. L’opera più discussa d’Italia non è ancora stata realizzata e chissà se mai lo sarà. L’avvio dei lavori è previsto per la metà del 2024, ma in un Paese, come l’Italia, in cui il confine tra propaganda e realtà è poco definito, in molti ancora stentano a crederci.
Un’opera ingegneristica indubbiamente destinata a spostare equilibri economici, logistici e non solo. Se la progettazione e la costruzione rimarranno invariate, sarà il ponte sospeso più lungo del mondo: coprirà una distanza di 3.300 metri tra Punta Pezzo, in Calabria, e Ganzirri in Sicilia, lungo la striscia più sottile di tutto lo Stretto di Messina.
Chi ne contesta la costruzione pone ragionevolmente l’attenzione sulle regioni interessate. Calabria e Sicilia necessitano di un importante investimento sulla viabilità interna, su strada e su rotaia, prima di essere connesse tra loro da un ponte. Nondimeno, l’impatto ambientale di una struttura di tale portata non può essere ignorato, così come la probabilità di infiltrazioni da parte della criminalità organizzata.
Queste le motivazioni che hanno mosso gli ideatori del contest Il ponte che (non) vorrei. Attivato durante l’estate, dissacra e mette in discussione la realizzazione del Ponte sullo Stretto attraverso l’arte. Tre le categorie cui partecipare: opere di arte visiva (pittura, illustrazione, disegno, scultura, fotografia, grafica digitale o con tecniche tradizionali), opere letterarie (testi brevi narrativi, poetici, saggistici, literary non fiction), opere audio e audiovisive. I lavori devono essere originali e frutto della fantasia: i più significativi saranno selezionati da una giuria ed esposti in una mostra allestita presso la legatoria Prampolini di Catania.
È accolta ogni opera che abbia come oggetto il Ponte sullo Stretto, fatta eccezione per veri e propri progetti di costruzione (non è un bando di gara), «a meno che non si tratti di un ponte di ‘nduja o cassata siciliana», scherza Ilaria Commisso, attivista calabrese impegnata nell’organizzazione dell’iniziativa.
Il concorso si chiude il 30 ottobre ed è rivolto esclusivamente a cittadini siciliani e calabresi. Sul sito web ilpontechenonvorrei.com è consultabile il regolamento ufficiale ed è attivo il modulo per l’inoltro delle candidature. Le opere fisiche non devono essere spedite, ma inviate in formato digitale. Qualora venissero selezionate per l’esposizione la giuria ne richiederà una copia.
Il progetto è supportato da una campagna di crowdfunding, disponibile a questo link, e nasce dalla sinergia tra menti e cuori delle due sponde dello Stretto di Messina, cui piace definirsi attivisti terroni. Per la Calabria, Ilaria Commisso, Adele Murace, Stefano Pullano, i movimenti Riprendiamoci i Consultori e Saturna; in Sicilia, Claudia Fauzia (nota su Instagram come La Malafimmina), la Libreria Vicolo Stretto di Catania, i laboratori artigianali Ibridi Shop e La Figheria.
Si tratta di attivismo politico e non partitico, precisano. È «un’azione politica, indirizzata a decostruire, in modo partecipato e collettivo, la narrazione istituzionale che con retorica coloniale presenta il ponte sullo Stretto come soluzione ai problemi strutturali di un meridione concepito come “medievale per natura”. Si tratta di (ri)affermare il diritto delle comunità siciliana e calabrese a essere soggetti e interlocutori primi quando si tratta di politiche economiche che intervengono sui loro territori – geografici e umani», si legge nella campagna di crowdfunding.
L’opera più bella di ciascuna categoria verrà simbolicamente premiata con il Premio Scilla (figura tanto mitologica quanto il Ponte sullo Stretto) realizzato da Ibridi Shop, mentre all’opera incompresa è riservato un caxxo all’uncinetto realizzato da La Figheria.