Il pentito Moio: “A Reggio tutti i politici pagano per i voti”

Il pentito Moio: “A Reggio tutti i politici pagano per i voti”

Incidentalmente nelle frasi, talora un po' sconnesse, del collaboratore Roberto Moio, appaiono anche i cognomi Berna e Nicolò, senza nomi di battesimo. Sarebbero, a detta del collaboratore di giustizia, nipote dei boss Tegano, personaggi politici appoggiati dalle cosche. Il protagonista, però, è l'ex assessore al Comune di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino (nella foto). Moio, infatti, ha riferito nell'ambito del procedimento "Alta tensione", dove Plutino – un tempo politico di grido del centrodestra reggino – è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Le dichiarazioni di Moio, sollecitate dalle domande del pubblico ministero Stefano Musolino e dell'avvocato Andrea Alvaro (difensore, insieme a Marco Gemelli, di Plutino) si inquadrano all'interno della lunghissima udienza nel corso della quale ha deposto anche il collaboratore Consolato Villani.

Moio, collaboratore dal 2010 dopo anni passati all'interno del clan Tegano, ha riferito in diversi punti sul conto di Pino Plutino: "Era portato avanti dai Caridi" dirà, facendo riferimento alla famiglia di Nino Caridi, imparentata con il potente clan Libri e ad esso federata. La difesa di Plutino proverà a demolire le affermazioni di Moio: "Non ricordo se mi hanno presentato Plutino – dice il collaboratore in videoconferenza – sicuramente io non l'ho mai votato perché i Tegano avevano altri impegni politici. Sapevo solo che tutta San Giorgio portava Plutino". Secondo l'accusa, infatti, Plutino avrebbe fatto incetta di voti a San Giorgio Extra e nei rioni limitrofi, "ricompensando" poi i suoi "grandi elettori" (in gran parte in odor di 'ndrangheta) con una serie di favori, allorquando verrà eletto ed entrerà a far parte della Giunta Comunale. E l'appoggio della 'ndrangheta di San Giorgio Extra a Plutino sarebbe stata – a detta di Moio – una cosa risaputa e che lui avrebbe appreso da più persone, tra cui Francesco Trimboli, detto "Ciccio Mercatone", coinvolto e assolto nel procedimento "Agathos". Proprio il riferimento a Trimboli, apre una lunga parentesi in cui Moio menziona fugacemente Berna e Nicolò, ma in cui "il nipote dei Tegano" (come ama definirsi) discetta sulle modalità con cui verrebbe fatta politica a Reggio Calabria: "Tramite Ciccio Trimboli ho conosciuto molti politici, lui appoggiava un movimento che si chiamava "Io non ci sto" (lista civica che si schiererà con il candidato Giuseppe Scopelliti alle elezioni comunali del 2007, ndr). Quando ho capito che la politica era tutto un business ho iniziato a prendere soldi in cambio di voti. Tutti i politici pagano per i voti o fanno favori di altro genere" afferma il collaboratore di giustizia.

Ancor prima le dichiarazioni di Moio si erano soffermate sulle figure dei fratelli Domenico e Filippo Condemi, imputati nel procedimento e imparentati proprio con Pino Plutino. Il collaboratore li ha inquadrati all'interno della cosca Caridi, anche in virtù della parentela con Nino Caridi: "Uno dei due gli faceva da autista" afferma il collaboratore. Uno dei due, Domenico, detto "Doddi" sarebbe stato "più pericoloso" a detta del collaboratore, in virtù di un carattere assai spigoloso: "Mi dissero che avevano partecipato ad azioni di fuoco e che portavano "imbasciate" ai vertici delle altre famiglie" afferma Moio. Un'udienza lunghissima, quella al cospetto del Tribunale presieduto da Maria Teresa De Pascale: un'udienza in cui assai spesso i toni sono stati accesi dalle polemiche scattate tra gli avvocati e il pubblico ministero Stefano Musolino, con riferimento alle domande ai collaboratori e alle conseguenti risposte. Più fumose rispetto a quelle di Moio, nella mattinata, erano state le dichiarazioni del pentito Consolato Villani, per anni affiliati ai Lo Giudice: Villani ha indicato i Condemi come affiliati ai Caridi e dediti alle estorsioni, ma indicherà uno dei due come un soggetto sui cinquant'anni e con i baffi. Caratteristiche che non coincidono con la realtà dei fatti.

Intanto, proprio con riferimento alle dichiarazioni di Consolato Villani, nel corso della prossima udienza, prevista per il 18 dicembre, sarà sentito Nino Lo Giudice. L'ex capo della cosca si pentirà nel 2010, ma nel giugno 2013 scomparirà ritrattando tutte le accuse. Verrà arrestato alcune settimane fa dalla Squadra Mobile: quella del 18 dicembre potrebbe essere la prima apparizione dell'ex pentito dopo la nuova cattura.

 

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