Lettera aperta di don Marcello Cozzi, vicepresidente di Libera, agli imprenditori calabresi.

Da più di due anni, sessanta imprenditori calabresi si sono rivolti agli sportelli Sos Giustizia di Libera, l’associazione per eccellenza che combatte quotidianamente contro ogni tipo di mafia, grazie allo splendido lavoro di migliaia di ragazzi ed adulti.
Gli sportelli Sos Giustizia si sono instaurati da due anni a questa parte, ed hanno visto molta gente recarsi nelle sedi di Catanzaro e Reggio (le uniche due in Calabria, ma non si escludono nuove aperture).
“La Calabria bella e coraggiosa che va sostenuta e accompagnata” queste sono le parole di don Marcello Cozzi, vicepresidente nazionale dell'associazione Libera, in una lettera aperta agli imprenditori calabresi. Don Marcello, in questa lettera ha voluto ricordare la storia di un imprenditore che ha trovato il coraggio di rompere quella oppressione da parte della mafia a cui era sottoposto da tempo. “Quando Pietro ci chiese aiuto – scrive don Marcello Cozzi - era terrorizzato, rassegnato, senza prospettive. Eravamo per lui l'ultima spiaggia. Probabilmente non per ritrovare una vita normale: dentro di se, forse, sapeva che nulla sarebbe stato più come prima e che nessuno gli avrebbe più restituito la tranquillità di un tempo. Ma almeno riprendersi la dignità violata, quello si; almeno recuperare quel senso di umanità da troppo tempo calpestata dalla prepotenza e dall'arroganza mafiosa. Almeno questo! Non fu difficile convincerlo alla denuncia. Il resto venne da se: le indagini, gli arresti, la protezione immediata, e oggi la libertà ritrovata. Si, proprio così: libertà; non importa se per ricominciare a vivere è dovuto andare fuori dalla sua terra, non importa se da qui in poi incontrerà inevitabili e complicati intoppi burocratici e non importa neanche se un giorno ritornerà. Importa, invece, che lui la mafia l'ha messa sotto i piedi, che gli è bastato fare nomi e cognomi, che i suoi aguzzini a vederli oggi in un'aula di tribunale sembrano più cani allo sbando che lupi inferociti. Importa, insomma, aver dimostrato che delle istituzioni ci si può fidare e che i mafiosi non sono invincibili!”.
L’esempio di Pietro è stato susseguentemente seguito da molte persone che vivevano strette in situazione molto simili. “Negli ultimi due anni, in Calabria, attraverso i nostri sportelli Sos Giustizia a Reggio e a Catanzaro, - scrive ancora don Marcello- abbiamo incrociato almeno una sessantina di storie simili a quella di Pietro; qualcuno ha voluto rimanere nell'ombra con il suo terrore consegnandoci il bagaglio pesante di nomi scomodi, altri ci hanno chiesto una mano dopo che avevano già denunciato e altri ancora ci hanno chiesto di essere accompagnati alla denuncia. A dimostrazione che ribellarsi si può, che certi nomi non sono poi così impronunziabili, che l'arroganza di quei criminali - dai Mancuso ai Trapasso, dai Grande Aracri ai Crucitti ai Cordì - è solo la maschera violenta dietro cui nascondono una vigliaccheria sconcertante”.
“E che c'è – continua il vicepresidente di Libera - una Calabria bella e coraggiosa che va sostenuta e accompagnata. I tanti imprenditori vessati in silenzio da quella volgare prepotenza, quei commercianti annullati nel loro intimo da quella feroce presenza, vengano a farsi un giro nei tribunali quando i mafiosi sono alla sbarra, vengano a vedere come si riduce questa gente quando qualcuno li denuncia. Vengano a toccare con mano che fine fanno i lupi che gli sbranano la vita. Certo, sappiamo che non è facile. E neanche semplice. Sappiamo – conclude la lettera aperta agli imprenditori calabresi - che non sempre i tempi del vostro riscatto coincidono con i tempi delle risposte che giustamente vorreste, ma sui volti di Pietro, di Giovanni, di Paolo, di Tiberio, e di tanti altri, oltre alla fatica degli immancabili problemi intravediamo sempre più marcati i tratti di una dignità ritrovata e di una libertà riconquistata”.