Le bombe a Reggio fecero saltare un attentato contro Alfano

Le bombe a Reggio fecero saltare un attentato contro Alfano

Le bombe contro i magistrati di Reggio Calabria fatte scoppiare nel 2010 fecero saltare il progetto di Cosa Nostra di compiere un attentato contro l'allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano, e alcuni magistrati siciliani. È quanto dichiarato oggi, nell'ambito del processo per gli attentati reggini, da Luigi Rizza collaboratore di giustizia siciliano 45enne, esponente del clan mafioso catanese dei Cappello.
Rizza è stato sentito nel processo con rito abbreviato ai tre presunti esecutori materiali degli attentati contro i magistrati di Reggio Calabria.


Ed è sceso nei particolari, svelando l'oggetto di una riunione avvenuta a Palermo a cui avrebbe partecipato Il boss Matteo Messina Denaro e i capi mandamento delle famiglie siciliane. Il piano era quello di colpire il Guardasigilli che avrebbe inasprito il regime carcerario del 41 bis. Gli stessi clan calabresi in contemporanea avrebbero dovuto uccidere altri magistrati. Quell'attentato non autorizzato aveva scompaginato i piani. Calabresi e siciliani si sarebbero quindi messi alla ricerca degli autori per poi punirli. A quel punto per una pura casualità, un servizio sulla bomba a Reggio mandato in onda da un tg, Rizza avrebbe appreso dalla viva voce del suo compagno di cella Luciano Lo Giudice che a piazzare l'ordigno erano stati loro. Rizza, però, invece di avvisare gli affiliati, scrive una lettera all'allora procuratore di Reggio, Giuseppe Pignatone. Il 22 luglio del 2010 Rizza verrà sentito dai magistrati reggini a cui riferirà le parole di Luciano. Per il pm Gerardo Dominijanni una data particolarmente importante visto che all'epoca ancora nessuno aveva ipotizzato un coinvolgimento dei Lo Giudice negli attentati.
Rizza ha ricordato che, riguardo all'attentato contro Alfano, “fu dato mandato di consultare anche i boss che si trovavano detenuti. Mentre era in atto il consulto dei boss detenuti ci fu l'esplosione della prima bomba contro la Procura generale di Reggio Calabria e successivamente quella contro l'abitazione di Procuratore generale Salvatore di Landro”. Il pentito ha riferito che dopo le bombe di Reggio Calabria ci fu un rallentamento del progetto di attentato a causa degli effetti provocati. 
«Mentre ero detenuto - ha aggiunto Rizza - ebbi modo di parlare con Luciano Lo Giudice il quale mi disse che erano stati loro a mettere le bombe. Lo Giudice mi spiegò che voleva vendicarsi del fatto che i magistrati reggini lo avevano fatto arrestare e gli stavano per sequestrare i beni». 
Nel processo per le bombe ai magistrati di Reggio Calabria sono imputati Luciano Lo Giudice, fratello del boss pentito Antonino, Antonio Cortese e Vincenzo Puntorieri, questi ultimi ritenuti gli esecutori materiali degli attentati. Al processo per i tre imputati si è giunti dopo le dichiarazioni di Antonino Lo Giudice, che si è autoaccusato di essere stato il mandante degli attentati del 2010 a Reggio. Per la vicenda delle intimidazioni a Reggio Calabria il boss e collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice e' stato condannato alla pena di 6 anni e 4 mesi. 


 

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