Reggio, la Fp Cgil Rc-Locri denuncia lo stato di abbandono della sanità calabrese

Reggio, la Fp Cgil Rc-Locri denuncia lo stato di abbandono della sanità calabrese

La Sanità in Calabria? “Abbandonata”. Ad affermarlo è il segretario generale Fp Cgil Rc-Locri, Franco Manunta, affiancato dall’ostetrica Antonella Stilo e da Elena De Pietro, infermiera, della segreteria FP Cgil, nel corso della conferenza stampa svoltasi nell’aula Spinelli dei Riuniti. Un abbandono per il quale Manunta si sofferma su una situazione definita “emblematica”, quella relativa alla Divisione di Ostetricia e Ginecologia. Perché chiusi i diversi punti nascita degli ospedali della provincia, tutto si riversa nella struttura ospedaliera reggina. Questo vuol dire che da una media di 700, 800 parti si è passati ad assisterne almeno 1800 per anno. Ma con l’incremento di una sola ostetrica. In tutto nove figure professionali specifiche, troppo poche per gestire un carico di lavoro davvero pesante. “A tal modo la situazione diventa davvero ingestibile, – sottolinea il rappresentante della Cgil – qui si tratta di affrontare il futuro di due persone, della partoriente e del nascituro e quindi la vita. Assistiamo ad ostetriche che corrono da una parte all’altra e che invece avrebbero dovuto occuparsi solo della partoriente”. Una situazione che per Manunta registra un indice anomalo, assieme a tanti altri, rispetto al resto del paese. E che rappresenta il risultato della condizione in cui il personale medico è messo ad operare. “Nessun lavoro sinergico è stato messo in piedi con l’Asp per ovviare a questo problema – incalza il sindacalista della Cgil – dov’è il personale che operava nei centri nascita soppressi? Credo si sia operato per non toccare nulla e per non disturbare. Tutto risponde ad utilità e convenienze. Prima di scrivere la parola fine sull’esperienza di questa direzione devono essere date delle risposte”. Ma Manunta non si ferma qui. “So benissimo quali sono gli interessi di parte dentro la sanità. Sono interessi di natura economica, clientelare e quant’altro. Ma questo non coincide con l’interesse dei cittadini e della loro salute ma con quello particolare di alcuni soggetti”. Dal problema specifico a quello generale della mancanza di un piano sanitario che definisca compiutamente gli obiettivi, i programmi e le azioni. “Si va avanti per linee guida ma non si elabora il piano sanitario. E sul territorio della provincia si vive la conflittualità dell’esistenza dell’Asp avulsa dalla realtà dell’ospedale costituito in hub. Dopodiché l’Asp chiude servizi e strutture senza aver costruito una risposta in maniera sufficiente ed adeguata. Ospedale ed Asp non colloquiano, rimangono distinti e distanti tra di loro. E le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti”. Manunta elenca poi i disservizi già noti come il Pronto soccorso che rischia di diventare “un suk mediorientale” perché non è più considerato “un elemento di certezza rispetto alle esigenza dei cittadini, non esiste un filtro sul territorio perché manca una Medicina territoriale, di prossimità”. Una situazione più volte denunciata, con persone parcheggiate ed attese drammatiche per essere sottoposti alla valutazione dei medici. E con un problema in più. “Personale della struttura ospedaliera sottoposto ad una pressione incredibile, rispetto alla propria capacità professionale, costretto a dare delle risposte in una situazione disastrosa. Tutto questo produce degli effetti nell’azione professionale”. E poi la cronica mancanza di figure professionali come quella dell’operatore socio-sanitario che dovrebbe supportare l’azione quotidiana del medico e dell’infermiere. “Ed invece è quest’ultimo a sobbarcarsi il lavoro”, aggiunge Manunta. O come la figura dell’Ota, personale ausiliario, completamente demandato alle organizzazioni di volontariato, ad otto euro al giorno, che per il segretario generale della Cgil “non danno la sufficiente tranquillità professionale rispetto a questo contesto”.
 

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