"Larghe coincidenze?"

In questi giorni mi è generato un dubbio, che quasi non mi fa dormire la notte, non sono pazzo, ma vorrei farvi notare una cosa e vorrei farvi una domanda: perchè il signor Beppe Grillo non attacca mai il “nostro” Cavalier Silvio Berlusconi? La domanda, come me la sono posta io, se la pone anche un celebre giornalista del “Huffington Post”, Pietro Salvatori.
E’ semplice constatare questo mio dubbio. Se si prendono i post delle ultime settimane, su beppegrillo.it non si troverà mai un attacco diretto contro il Cav.
I bersagli preferiti da Grillo e da Casaleggio paiono essere Enrico Letta, Matteo “Renzie”, Laura Boldrini e Giorgio Napolitano, con rapide puntate contro il malcapitato di turno, che un giorno è Pippo Civati, (chissà poi perchè, visto che ha molte idee in comune con il M5s) e quello dopo la Corte Costituzionale.
L’attacco di Grillo, quello frontale del leader del M5S, sono sempre mirati ai “temibili avversarsi” del Signor B. Basta notare l’assalto ai giudici, l’attacco al Presidente della Repubblica, quello all’attuale “sinistra”. Questo non significa che tutti questi soggetti siano dei santi e agiscano sempre come dovrebbero agire, ma non si può non constatare come la comunicazione di Grillo (di cui tutto si può dire tranne che non sia efficace) sia sempre più raramente indirizzata all’attacco delle destre. Cosa che – a dirla tutta – non è frutto di un caso, ma esprime la volontà del M5S di incunearsi nel parziale vuoto che la decadenza di Berlusconi ha lasciato aperto.
Molti di voi potranno dire, che Grillo non vorrebbe commettere lo stesso errore della sinistra degli ultimi anni; cioè il continuo attacco a Berlusconi che, non ha giovato, anzi. Ma con un’analisi più accurata, potremmo dire che Grillo inizia a battere, pur con altri modi e con altri toni, sui temi strutturali rispetto ai quali gli elettori del “berlusconismo” potrebbero sentirsi orfani: immigrazione, euro-scetticismo, attacco continuo alle istituzioni. Il V-day di Genova ne è stato una prova lampante e sotto gli occhi di migliaia di persone.
Un’altra prova lampante, di questa mia ipotesi, è la leva culturale sul quale Grillo si appoggia per le sue riflessioni, la quale è molta vicina a quella del Cav negli ultimi venti anni: la paura. Paura del diverso, paura dell’Europa, paura del futuro.
Ed è pur vero che lo slogan del V-day era “oltre” e ciò esprime una certa ambiguità, come d’altronde ben si addice a chi si definisce “nè di destra nè di sinistra”. Una definizione che dovrebbe far tremare tutte le persone che si riconoscono nella Costituzione e nella lotta per la Giustizia sociale.
La sintesi perfetta l’ha fatta il senatore Walter Tocci: "definirsi nè di destra nè di sinistra è la cosa più di destra che si possa dire". Ed è vero, perchè esprime l’odio per l’idea stessa che sia possibile tirare fuori il Paese dalle secche “solo” grazie alla cultura, all’impegno e all'intelligenza: è un odio quasi viscerale, è l’odio di quelli che vorrebbero una rivoluzione reazionaria, una democrazia diretta (da Lui, mio caro Lei), una politica che cambi tutto per non cambiare niente. E in questo, dispiace dirlo, c’è enorme continuità politico-culturale tra Berlusconi e Grillo.
Solo larghe coincidenze?! A voi, lascio la risposta e l’ardua sentenza.