Reggina, ora il calcio giocato? Il tempo perduto,la penalizzazione e l’ultima chance

L’incubo peggiore, per tanti ma non per tutti, è svanito o così ci sarebbe da pensare. Ci sono tutti i motivi per credere alla società Reggina che ha gettato acqua sul fuoco degli allarmismi, sottolineando come nel prossimo campionato il marchio amaranto sarà ben impresso nelle sfide con le rivali storiche (divisione dei gironi permettendo).
L’altalena di emozioni non è mai stata così veloce. Dallo scoramento per una retrocessione ai limiti del vergognoso a una certa ansia di tornare a riprovare il sapore di derby smarriti dalla storia, passando poi alla paura di vedere cancellata con un colpo di spugna l’ormai ultracentenaria storia di una società che non è mai stata grandissima, ma che ha saputo esserlo attraverso la passione dei propri tifosi.Accordando, come detto, fiducia alle garanzie messe in campo a livello comunicativo dalla società, tornare a parlare di calcio, tralasciando aspetti di bilancio e fidejussioni varie, appare quasi una conquista.Ed è il momento in cui emergono altri timori, quelli di non arrivare pronti a un campionato che ti perdona poco e che, se per caso dovesse concretizzarsi un altro malaugurato scivolone, ti porta dritto fra i dilettanti, un’onta che, per sua fortuna e merito, la Reggina praticamente disconosce.Partire dalle retrovie non è mai facile e mai come quest’anno sembra essere questo lo scenario iniziale. Bisognerà rimontare, passo dopo passo, su ogni aspetto.
A far da cornice all’inizio del campionato ci sarà un segno “meno” in classifica che, soprattutto inizialmente, peserà.Tre, quattro, cinque, sei, otto punti. Non si sa ancora quanti saranno, pensare di partire da zero oggi è utopia.Nessuno , come i tifosi amaranto, sa quanto un gap in classifica, determinato da una penalizzazione, possa essere colmato se a supportarti nell’impresa c’è un gruppo di giocatori che abbia grandi valori umani e tecnici. Tuttavia, lo “scudetto” di Mazzarri dista solo sette anni, ma sembra preistoria.Costruire un gruppo di quel lignaggio, con le dovute proporzioni tecniche dovute alla differenza di categoria, sarebbe un’impresa sorprendente.La Reggina, al 2 luglio e almeno ufficialmente, non ha ancora scelto l’allenatore. Le mosse, in nome del “Dio bilancio”, sono state soprattutto in uscita e il depauperamento del patrimonio tecnico (si fa per dire, viste le prestazioni dei calciatori nella passata stagione) è stato un dato passato in secondo piano.E’ l’anno zero e non è dato sapere se la Reggina abbia le forze e le idee per ripartire. A Catanzaro fanno proclami di promozione e, dopo un quarto di secolo dove la B è stata solo assaggiata per un paio di stagioni, l’entusiasmo è alto, a Cosenza , dopo anni di dilettantismo, si sogna sulla base di un progetto già avviato.A Messina la rinuncia di Lo Monaco, vista la poca attenzione da parte del Comune peloritano sulla “questione strutture”, potrebbe rientrare e il programma resterebbe di quelli ambiziosi.Il rumore dei dei nemici, per dirla alla Mourinho, rischia di essere un ronzio fastidioso per una tifoseria depressa da almeno un lustro di delusioni e che è stata riportata coi piedi per terra nel modo più brusco possibileDa un lato una società vecchia e forse logorata, dall’altro il nuovo che avanza nelle città più vicine.Tenere botta non sarà facile. Dimostrare di potersela ancora giocare con dignità è l’obiettivo da prefissarsi.
E’ una società, quella amaranto, che ha costruito miracoli, prima di sbagliare tanto e in maniera inopinata negli ultimi anni. Negarlo servirebbe solo a perdere tempo, schierandosi contro l’ostinazione dei fatti.Forse è l’ultima occasione per riparare ed evitare di consegnare agli almanacchi una conclusione amara di un ciclo storico, probabilmente è il caso di essere pronti a concederla.
fonte strill.it