L'idea di futuro post pandemia emersa dal sondaggio di Radio Venere

L'idea di futuro post pandemia emersa dal sondaggio di Radio Venere

Immaginare il futuro in tre righe: frasi, idee, parole per disegnare un orizzonte nuovo oltre il lockdown. Questa una delle sfide più affascinanti proposte ai nostri lettori con il sondaggio “Sensazioni fuori dalla Pandemia” dello scorso aprile .

Tre righe per condensare un mondo: di speranze, di paure e di pulsioni profonde che vanno martellando le pareti delle certezze contemporanee.

Ad emergere subito, dall’analisi dei commenti lasciati sulla piattaforma di Radio Venere dai quasi 900 partecipanti alla rilevazione, la complessità del tema economico. Un mare in tempesta, increspato da ansie, specialmente, proiettate in ogni direzione possibile.

Il punto è chiaro. Per gli italiani la tortuosa programmazione del futuro passa dalla comprensione di un’economia ferita, sollecitata oltre il parossismo e disarmata in alcuni settori delicati. Del resto, la fotografia scattata tra il 14 e il 18 aprile sta trovando, proprio in questi giorni, una fortificazione delle proprie ragioni d’essere. La crisi di asset strategici della produzione e dei servizi, unita al crollo verticale del Pil, cementifica la paura collettiva per quello che sarà da qui a breve. Non convincono a pieno le misure varate dal Governo e contenute nel “Decreto Rilancio”; preoccupano i tempi d’azione delle Istituzioni, adesso non più così “salvifiche” come nei giorni del lockdown; fanno riflettere i contenuti dei protocolli di sicurezza destinati a ristoratori, esercenti, possessori di palestre e di lidi balneari (per citare giusto qualche categoria). Il comportato del turismo è in ginocchio. E il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri proprio in queste ore ha ammesso di “comprendere la rabbia degli italiani”.

Ma torniamo ai giorni del sondaggio.

“Sensazione fuori dalla Pandemia” registra un trend significativo sin dalle sue prime battute. Oltre l’80% degli intervistati pone l’accento sul campo economico. È una valanga.

Sullo sfondo rimangono la sanità e i rapporti sociali, concetti più che allarmanti ma situati a valle di una riflessione che parte da altri presupposti. Il fattore che disturba maggiormente è il declino “percepito” di un circuito economico che già da decenni vive un regresso costante. C’è l’impressione che la perdita di posti di lavoro sia difficilmente recuperabile.

Quindi flessione del reddito, dell’occupazione, della sicurezza sociale.

Perdita del potere d’acquisto e rimodulazione del tenore di vita.

Da qui si snoda l’analisi delle tre righe. Dalla paura principale derivano le declinazioni di un disagio frastagliato e destinato a lasciare tracce per lungo tempo.

Tre i poli di sintesi individuati:

1 – Economia al collasso e ridiscussione delle priorità sociali (investimenti su cultura, sanità, infrastrutture);

2 – Preoccupazioni in campo economico e timore per le conseguenze dirette e indirette sulla vita quotidiana (crescita della microcriminalità, meno investimenti per istruzione, sport, sicurezza, tempo libero);

3 – Ridistribuzione delle risorse economiche e cambiamento delle relazioni tra individui.

Una sintesi che racchiude a stento la fluida discussione sotterranea di queste settimane sul futuro dopo la Pandemia.

Di sicuro, e i dati lo certificano, gli occhi degli italiani sono tutti rivolti alle declinazioni economiche di questa crisi nata “sanitaria”, ma che potrebbe proseguire su ben altri binari di recrudescenza

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