“Uomini, economia e fiscalità in una terra in Calabria Ultra. Bovalino nel catasto onciario (1742-’45)”

“Uomini, economia e fiscalità in una terra in Calabria Ultra.  Bovalino nel catasto onciario (1742-’45)”

Lunedì 22 dicembre 2014 alle ore 17.00, presso l’Aula magna del liceo scientifico “F. La Cava” di Bovalino, sarà presentata la nuova opera di Pino Macrì, edita dall’Associazione “Fondazione Ciccio Marzano” Gruppo Spontaneo e Arti grafiche Barbieri.

Interverranno: il professore dell’Università di Messina Giuseppe Caridi, presidente della Deputazione di Storia Patria per la Calabria, l’onorevole Domenico Romano Carratelli e il professore dell’Università di Messina Vincenzo Cataldo.

L’evento sarà organizzato in collaborazione con la Pro Loco di Bovalino, il Liceo scientifico “F. La Cava” e la testata giornalistica “in Aspromonte”.

 

Con lo studio dei Catasti Onciari forse per la prima volta il semplice cittadino meridionale del Settecento smette di essere visto come “numero” o “massa”, per diventare “soggetto”.

Di solito, quasi inevitabilmente, i libri di storia, anche di quella locale, rivolgono l’attenzione a chi, nel bene e nel male, lascia una traccia importante: quando a farlo è direttamente il popolo, esso viene sempre considerato come una massa, magari caratterizzata attraverso connotazioni livellate, ma mai come somma di singoli personaggi.

Il Meridione, e giù giù, fino ad arrivare alla Calabria, alla provincia, al singolo paesello ed ai casali, non è e non può che essere una pedina nello scacchiere più grande, e, quindi, altrettanto inevitabilmente, soffre di una pericolosa perdita di identità.

Il tenere gli occhi puntati sulle questioni planetarie, acuisce il senso della perdita delle radici, e, con essa, l’appartenenza ad una cultura propria, e questo è il punto di partenza di un desolante cupio dissolvi nella massificazione più esasperata.

Per contro, il recupero di identità è simile al recupero degli antichi dialetti: che non deve, però, tradursi in una sorta di convention ad escludendum da utilizzare per far riemergere obsoleti e pericolosi campanilismi, ma come momento di confronto per una storia dei popoli che non sia la storia delle date, delle guerre: delle classi dominanti, insomma. Non neo-populismo, certo, ma recupero della dimensione umana.

Peraltro, la compilazione dei catasti non fu né semplice né salvifica.

I soliti “poteri forti” giocarono fino in fondo la carta delle interpretazioni a proprio tornaconto delle disposizioni normative: soggettività degli estimatori dei fondi in perenne stato di sudditanza verso il potere, dilatazione indebita dell’incidenza dei pesi in detrazione, dichiarazioni truffaldine sulla composizione dei nuclei famigliari, occultamento di proprietà terriere, ecc., sminuirono fortemente lo spirito innovativo iniziale, che puntava ad un riequilibrio della distribuzione della pressione fiscale.

La Calabria non fu da meno del resto del regno, e nemmeno il catasto di Bovalino fu immune, quantomeno, da furbizie, imprecisioni ed omissioni, più o meno volute: sorprendentemente, però, in molti aspetti risulterà paradigmatico di una intera regione e la sua lettura aprirà uno squarcio sulla comprensione di larghi settori della società calabrese del Settecento.

 

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