La festa della Madonna della Montagna di Polsi spostata nello stadio di Locri

La festa della Madonna della Montagna di Polsi spostata nello stadio di Locri

Monsignor Francesco Oliva Vescovo della diocesi Locri-Gerace scrive ai fedeli e devoti dalla Madonna della Montagna di Polsi. Di seguito la lettera aperta

Con particolare trepidazione, quest’anno, mi rivolgo a Voi devoti della Madonna della Montagna di Polsi, desiderando condividere sentimenti di gioia, ma anche preoccupazioni, attese e speranze.
Ho voluto che il nostro Santuario di Polsi fosse un santuario “giubilare”, nel senso più profondo del termine, che, dal latino iubilare sta a significare “gridare di gioia”, riferendosi a ciò che appartiene o è relativo a un Giubileo. L’anno giubilare, nella tradizione biblica e cristiana, è un tempo particolare di grazia, di perdono e di rinnovamento spirituale. Un anno che intende offrire gioia o esultanza e rendere il proprio cuore “giubilare”. In questo tempo, in cui, per quanto sta accadendo nel mondo, gioire non è facile. Le guerre che si moltiplicano, lo spettro del nucleare, la fame che cagiona morte intristiscono e ci rubano la speranza del futuro. Ma il Signore risorto continua ad annunciare: la pace sia con voi!
Questo Giubileo è un tempo propizio per guarire le ferite, un tempo di perdono, di un nuovo inizio, di guarigione delle ferite individuali e sociali, un tempo di giustizia, che restituisce dignità, di speranza, che porta a guardare il futuro con occhi nuovi.
Maria viene come donna del Giubileo, prima pellegrina, che canta per noi e con noi il Magnificat, esultando per il Dio, che nella sua misericordia “ha guardato l’umiltà della sua serva… Ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili…” (Lc 1,48-52). È la donna che ha conosciuto la fatica quotidiana, gli imprevisti della vita, la povertà, l’esilio in terra straniera, il calvario e la croce del Figlio. E proprio per questo vuole essere per noi Madre di riconciliazione, pronta a guarire le nostre ferite, una donna che affronta con coraggio le prove della vita. Come racconta l’evangelista Luca, “si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda”, segue un cammino impegnativo, lungo sentieri tortuosi ed impervi. Ciò che la muove è l’energia di chi è sostenuto dall’amore e dalla gioia dello Spirito. Porta Gesù nel grembo a Elisabetta e, con Lui, la gioia della salvezza. Va avanti con fiducia, lasciandosi guidare dalla Parola di Dio. Sulla via che porta a Polsi ci mostra le difficoltà della vita. Il suo è un viaggio “giubilare”, ove ogni passo è intriso di lode. Il Magnificat ne è il culmine: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta (giubila) in Dio, mio salvatore» (cfr Lc 1,46-55). È un inno di gioia e di esultanza davanti alle meraviglie che Dio ha compiuto in lei, un canto di lode, riconoscenza e speranza per tutto il popolo di Dio. Maria lo pronuncia durante la visita a Elisabetta, esaltando la grandezza di Dio.
In quest’anno giubilare il nostro sguardo si rivolge a Polsi con particolari sentimenti, contornati di attese e speranze e forse per taluni anche di apprensione. È un tempo di riscatto anche per il nostro Santuario, che non si arrende di fronte agli ostacoli e non perde mai la speranza. Come non la perdono i suoi devoti, che, di generazioni in generazione, vi salgono, spesso a piedi, in pellegrinaggio, portando le loro gioie, le loro croci, le loro ferite.
Le tante ferite del territorio diventano ferite del cuore, che non smette di amare e sperare. Ogni ferita ha un nome: è la malattia di un figlio, la perdita di una persona cara, la mancanza di lavoro, l’emigrazione forzata, una violenza subita o taciuta, un’ingiustizia perpetrata, un diritto negato. Ma proprio lì, dove la montagna sembra inaccessibile e aspra, Maria si fa grembo di consolazione e di pace.
Maria della Montagna è la madre che accoglie, che abbraccia, che ascolta in silenzio il loro grido, segnato dall’abbandono e dalla povertà, da divisioni ed ingiustizie, dalle piaghe della criminalità, dalla sofferenza di chi cerca un senso nella fede.
Quest’anno giubilare Polsi diventa montagna dell’attesa, che guarda alle possibilità di un riscatto futuro. È l’attesa di fronte alle fragilità del nostro territorio, aggredito da incendi e trascuratezze, che invoca più cura e custodia, come anche di fronte alle povertà della nostra esistenza piena di contraddizioni. Il nostro santuario, inaccessibile ed impraticabile per lavori in corso, resta in attesa di ripresentarsi ai fedeli in tutto il suo splendore, adeguatamente messo in sicurezza e restaurato. Alla Madonna della Montagna chiediamo di continuare ad esserci vicina, pur senza poterci recare al Santuario.
Il giubileo ci chiede di non perdere la speranza. Sono tanti i segni concreti di speranza. Penso all’inizio e alla messa in sicurezza della strada che da Cano scende a Polsi, ai lavori di messa in sicurezza dello stesso Santuario, al completamento del percorso della Via Crucis, alla messa in sicurezza delle balconate ed agli intonaci esterni di alcuni alloggi dei pellegrini. Vale la pena accettare il sacrificio di privarci quest’anno del pellegrinaggio a Polsi. Lo faremo con gioia e più sicurezza quando tali urgenti lavori saranno completati.
È un bellissimo segno di speranza la vicinanza della Chiesa italiana con la venuta del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: viene tra noi come pellegrino per condividere le nostre attese e consegnarci una parola di speranza.
In questa cornice giubilare, la novena si svolgerà dal 24 agosto al 1° settembre 2025 nella Chiesa parrocchiale di San Luca, ove è possibile pregare davanti all’immagine della Madonna di Polsi. La sera del 1° settembre, nella stessa Chiesa, alla presenza del card. Matteo Zuppi, avrà luogo la Veglia di preghiera con i giovani, a partire dalle ore 22.30.
Il 2 settembre, giorno della festa, la Santa Messa, presieduta dal card. Matteo Zuppi, sarà celebrata alle ore 9.30, in via eccezionale, nello stadio comunale di Locri.
Queste novità rispetto al programma tradizionale, come è facile intuire dovute a ragioni oggettive, definite di concerto con la Autorità preposte, non devono sconvolgerci o rattristare, ma essere accolte come prove che rafforzano la nostra fede e la rendono più matura e consapevole.
Affidiamo alla materna intercessione di Maria le nostre famiglie, i giovani, gli anziani, i malati e quanti portano nel cuore il peso della prova. Lei, Madre premurosa, ci guidi a Cristo, nostra speranza e nostra pace.
Con affetto, vi benedico nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

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