Seduta Consiglio Comunale del 3 giugno, gli inteventi di Maesano e Muscari.

Seduta Consiglio Comunale del 3 giugno, gli inteventi di Maesano e Muscari.

Riceviamo e pubblichiamo

Seduta Consiglio Comunale del 03/06/2013

Sig. Presidente,
Sig. Sindaco,
Sigg. Consiglieri,
non abbiamo mai abusato della vostra pazienza, facendo interventi lunghi, ma l'argomento in questione necessita un approndimento particolare.
Siamo all'epilogo di una vicenda surreale nella quale la maggioranza al fine di placare la propria voracità nell'accumulare debiti su debiti, abusando del potere conferito e della volontà della comunità, è pronta a sacrificare ciò che di più prezioso la nostra società sa esprimere, la generazione futura.
Però, il consigliere Muscari ed io, vogliamo analizzare passo dopo passo la realizzazione di questo rito sacrificale che avete voluto porre in essere, contro tutto e contro tutti, richiamando integralmente gli interventi, i documenti e le note che abbiamo fatto sugli argomenti di rilevanza economico-finanziaria e gestionale dell'Ente e che qui vengano allegati per farne parte integrante.
In quest'aula risuona ancora l'eco di ciò che è stato detto nell'ultimo consiglio comunale, durante il quale abbiamo ribadito il nostro più totale disaccordo sulle scelte gestionali e di bilancio che sono state poste in essere e che sono causa di ingenti danni, e non solo patrimoniali, per l'Ente e per l'intera comunità.
Ritenendo esatti i dati contenuti nel rendiconto di gestione 2012, abbiamo detto e lo ripetiamo che non era necessario arrivare all'adozione del Piano di riequilibrio finanziario, per cui era e sarebbe da ritenere sufficente l'avviamento di iniziative, da noi suggerite e proposte, che avrebbero consentito la soluzione integrale di problemi con maggiore efficienza e certamente con nessun aggravio alla già precaria situazione economica delle famiglie bovalinesi.
Purtroppo, se siamo qui, è evidente che non siamo stati capaci a farvi cambiare idea, per cui abbiamo il dovere di analizzare gli atti posti a corredo dell'argomento in discussione, che postula una serie di gravi ed insuperabili inadempienze, lacune e contraddittorietà.
Da questi atti emerge la seguente situazione:
1- Per essere ammessi alla fruizione dei benefici derivanti dal ricorso alla procedura di riequilibrio finanziariario pluriennale sono necessari, come condizione essenziale, due presupposti: che il nostro ente sia strutturalmente deficitario e che sia stato approvato il bilancio di previsione per l'esercizio in corso.
Noi non siamo un ente strutturalmente deficitario.
Questo attestano i dati definitivi dell'ultimo rendiconto, esercizio finanziario 2012, da Voi proposto ed approvato il 21/05 u.s., e ribadito dal Responsabile dell'U.O. interessata, il quale nella relazione allegata al Piano di riequilibrio afferma che si sono “registrati risultati positivi della gestione di competenza”.
Il bilancio di previsione per l'esercizio finanziario in corso non è stato ancora approvato e quindi giuridicamente è un atto inesistente.
Pertanto, la proposta è illegittima perchè non sussistono i due presupposti fondamentali per ricorrere a questo tipo di procedura, così come previsti dall'art. 243 Bis D.Lgs. n. 267/2000 (T.U.E.L.) e meglio esplicitate nelle linee guida della Sezione Autonomie della Corte dei Conti.
Si potrebbe obiettare che si può fare riferimento all'ultimo esercizio finanziario approvato, però nella relazione del Responsabile U.O. Economico-Finanziaria testualmente si legge: “ai fini della predisposizione del piano di riequilibrio è stato preso a base il bilancio di previsione dell'anno 2013, in corso di perfezionamento che presenta un equilibrio strutturale sia di parte corrente che di parte capitale”.
Quest'attestazione equivale ad una presunzione iuris tantum, in quanto nulla garantisce che il bilancio sarà approvato, sic et sempliciter, così come è predisposto dal responsabile dell'U.O. interessata.
Per maggiore chiarezza si trascrive quanto si legge nelle linee guida della Corte dei Conti sopra richiamate: “presupposto necessario per accedere alla procedura di riequilibrio è la regolare approvazione del bilancio di previsione e dell'ultimo rendiconto nei termini di legge; ciò in quanto è necessario che le successive proiezioni abbiano come punto iniziale di riferimento una situazione consacrata in documenti ufficiali.”.
Per converso, è stato preso a riferimento un documento che giuridicamente non esiste e che nessuno dei consiglieri è stato posto nella condizione di esaminare. In questo caso si potrebbe ravvisare, altresì, la violazione delle norme statutarie e regolamentari inerenti le prerogative di ogni consigliere comunale e dei principi di trasparenza e di motivazione degli atti amministrativi – vedi Legge n. 241/1990 -.
2 – Mancano le indicazioni documentali relative alle misure rivolte al superamento della situazione critica.
Infatti, a parte un'abbondante disquisizione riferita alla massa debitoria (debiti fuori bilancio, la cui entità appare ancora incerta, visto che non c'è menzione dei debiti con la ex Cassa per il Mezzogiorno ricordata precedentemente dal Sindaco) nessuna indicazione viene fatta sulle concause che hanno prodotto le risultanze deficitarie per le quali si vuole far ricorso al piano di rotazione. Queste indicazioni sono tassativamente richieste dalla legge e dalle linee guida della Sezione Autonomie della Corte dei Conti.
Parimenti non esiste nessuna indicazione documentale in relazione alle “misure correttive adottate in considerazione di comportamenti difformi dalla sana gestione finanziaria con  l'individuzione, con relative quantificazioni e previsioni dell'anno di effettivo realizzo, delle misure necessarie per ripristinare l'equilibrio strutturale del bilancio....”.
Sostanzialmente, il documento sottoposto alla nostra valutazione tiene conto soltanto dei debiti fuori bilancio e della possibilità di ripiano previsto nel periodo di dieci anni, ma non fa alcun cenno ai fattori di squilibrio che, come detto, hanno causato le ingenti risultanze debitorie, contravvenendo, in tal senso, alla ratio del legislatore che ha previsto tale procedura soprattutto finalizzata al risanamento degli Ente. Se non si conosce la causa non si può mai evitare la conseguenza negativa. E come se all'ammalato si desse la medicina per far scendere la febbre senza preoccuparsi di combattere le cause che l'hanno prodotta.
3 – Altra carenza del Piano è la questione riguardante i servizi collettivi e quelli a domanda individuale.
Al riguardo le linee guida prevedono che, relativamente alle tariffe del servizio acquedotto e del servizio RSU, l'Ente deve comprovare le misure adottate per la copertura integrale dei costi specificando tempi e modalità di attuazione, con particolare riguardo all'aumento della tariffa ed alla contestuale riduzione dei costi.
Analoghe disposizioni vengono poste in riferimento alla copertura dei costi della gestione dei servizi a domanda individuale, che devono essere corredate da delibere e programmi.
Invece, il Piano sottoposto alla nostra attenzione è carente della documentazione richiesta.
Per altro verso, nessun accenno è fatto in merito agli elementi conoscitivi degli andamenti pregressi dei tributi locali e delle tariffe relative alla copertura dei sevizi a domanda individuale.
Non solo tutto questo, ma secondo noi, il Piano presenta dati non veritieri, contradditori ed improponibili in merito alla fase di accertamento e di riscossione dei suddetti tributi ed in merito all'indicazione delle percentuali di copertura del costo dei servizi realizzato per ciascuno degli anni del triennio precedente.
4 – Continuando l'analisi si evidenzia che nessun accenno viene fatto in materia di lavori pubblici con particolare riguardo all'attività di accertamento dei procedimenti, del loro stato di realizzazione e a quella di un eventuale integrazione o totale ripristino dei fondi delle entrate con vincolo di destinazione, così come prevede l'art.243 bis T.U.E.L..
5 – Relativamente alla spesa per il personale il Piano si limita esclusivamente a prevedere il pensionamento dei dipendenti come fattore di diminuizione della stessa, mentre le linee guida stabiliscono che si debba esporre il trend della spesa nel triennio precedente, dimostrando le politiche di dimunizione per il periodo di durata del piano, ivi compreso il risparmio sia in termini assoluti che in termini percentuali.
6 – Nessun accenno, a parte l'esistenza di una rilevante massa di debiti, è fatto sull'applicazione di procedure riguardanti le società partecipate. Nella specie a noi interessa la posizione dell'Azienda Speciale BovalinoMultiservices.
La normativa e le linee guida prevedono la verifica della situazione delle società partecipate e dei relativi costi ed oneri, richiedendo l'adozione delle misure legislative di liquidazione e privatizzazione degli organismi partecipati.
Esaminando al contempo la situazione economico-finanziaria con particolare evidenza dei relativi costi degli oneri e delle situazioni di criticità e verificando l'esistenza o meno di esposizioni debitorie pregresse derivanti da precedenti gestioni per le quali non siano stati assunti i provvedimenti di finanziamento dovuti per legge.
Anche in questo caso mancano anche i necessari riferimenti documentali.
7 – Il legislatore si sofferma anche sulla gestione del patrimonio con possibiltà di dismissioni finalizzate a garantire proventi utili al riequilibrio economico-finanziario pianificato. In effetti il Comune deve elencare le procedure di alienazione avviate o programmate nonché i benefici attesi. Nulla di tutto questo è previsto nel piano e nemmeno la dichiarazione di esistenza o meno di beni patrimoniali dismissibili.
8 – Il piano contiene enuniciazioni su temi richiesti dal legislatore, come ad esempio il recupero dell'evasione tributaria nel triennio precedente, ma non documenta le modalità con le quali le somme previste sono state recuperate né l'incremento delle entrate correnti nel corso di attuazione del piano di risanamento.
9 – Altro aspetto da censurare è quello relativo alla ripartizione degli oneri di risanamento dell'Ente.
A tal proposito le linee guida prescrivono che “il finanziamento dei debiti fuori bilancio e gli oneri del risanamento devono gravare maggiormente nei primi anni del medesimo piano e preferibilmente negli anni residui di attività della consiliatura e comunque nei primi cinque anni”.
Il Piano invece prevede un'esposizione opposta, che sembra fatta apposta per mettere in difficoltà ulteriore le nuove generazioni e gli amministratori che verranno dopo di noi. Per essere più chiari si specifica che nella tabella riguardante “disavanzo debiti fuori bilancio da ripianare” l'importo progressivo parte da un importo minimo per i primi quattro anni per poi aumentare fino a raggiungere l'entità apicale nell'anno 2017 (quasi quadruplicata). Sul punto esistono contraddizioni riscontrabili con il raffronto della stessa tabella finale contenuta nel Piano,  ove le somme sono costanti (altro errore) per tutti gli anni di durata.
Ma ancora, ad esempio, in relazione alla necessaria diminuizione della spesa per il personale  mentre per i primi tre anni non si prevede nulla dal 2016 inizia la previsione degli oneri o impegni di diminuizione.
Insomma si potrebbe affermare che dopo aver completato l'opera di distruzione dell'Ente, sono state previste ad arte misure idonee ad evitare che l'Ente medesimo possa risollevarsi e riportarsi allo splendore economico, sociale, culturale e di immagine che gli compete.
10 – Mentre inizialmente nel piano risulta dichiarato che non è più possibile effettuare una riduzione della spesa corrente, requisito richiesto ad substantiam per l'approvazione del piano, successivamente è dichiarato che si procederà alla riduzione della spesa corrente.
Noi, il consigliere Muscari ed io, proponiamo la riduzione delle spese istituzionali con rinuncia, dal 2013 e per tutta la durata del mandato, dei gettoni di presenza dei consiglieri e delle indennità di carica dei componenti della Giunta.
11 – Le conseguenze per l'approvazione del piano sono altresì gravose in relazione all'apparato burocratico dell'ente che dovrà essere ridotto di figure professionali, le quali dovranno sopportare come i cittadini le maggiori conseguenze negative di questa scelta infelice, ossia la riduzione di compensi e/o indennità varie (lavoro straordinario, indennità di risultato e di posizione, progressioni economiche, ecc.) non più erogabili per l'intera durata del piano. 
Insomma, Signori della maggioranza, con l'adesione al piano avete voluto far gravare le responsabilità delle scellerate scelte gestionali e politiche vostre e di chi vi ha preceduto, sull'ente e i suoi dipendenti e i cittadini tutti.
Pertanto signor Presidente del Consiglio,
crediamo che a prima vista possa sembrare che noi non condividiamo la proposta contenuta nel punto posto all’ordine del giorno semplicemente perché stiamo all’opposizione. Capisco che questa possa essere una sensazione plausibile anche perché sull’argomento abbiamo sempre espresso voto contrario. Ma non è così. Siamo, infatti, convinti che la volontà di questa maggioranza amministrativa sia stata quella di ricorrere al fondo di rotazione e che nulla è riuscito a farla recedere da tale decisione. Allo stesso modo siamo convinti che la pratica, come è stata preparata, non potrà essere accolta per le contraddizioni, le insufficienze da noi rilevate e che naturalmente non sfuggiranno all’occhio esperto dei funzionari della Corte dei Conti e del Ministero dell'Interno.
Stando così le cose la richiesta sarà respinta e il danno derivante avrà dimensioni di incommensurabile entità e comporterà sacrifici ancora maggiori per i nostri concittadini. Noi siamo vostri avversari e non nemici nè per voi e né tanto meno per il paese. Per questo sommessamente vi chiediamo, anzi vi preghiamo, di ragionare di più sulla situazione con animo calmo e sereno al fine di trovare quelle soluzioni ottimali che consentano l’invio della richiesta alla Corte dei Conti senza pregiudizio per l’Amministrazione rivisitando la documentazione nei tempi strettamente tecnici.
Il Consiglio può disporre le necessarie variazioni per eliminare le contraddizioni, colmare le lacune e correggere le inesattezze.
Se occorre il Consiglio può sospendere i propri lavori e riprendere tra qualche ora. Così facendo, quanto meno, si ridurranno i rischi che la richiesta non venga accolta.
Come tutti sapete, noi, il consigliere Muscari ed io, non siamo stati mai d’accordo sulle scelte della maggioranza e su questa in particolare. Tuttavia sappiamo che, fatta questa scelta, due sono le possibilità e tra queste noi vogliamo che si eviti il dissesto finanziario.
Naturalmente, tutto ciò a prescindere dal nostro voto, che ovviamente resta contrario.
f.to Dott. Antonio Muscari     f.to Avv. Vincenzo Maesano
 

Tags