"Contro la ndrangheta serve amministrare in modo esemplare"

"Contro la ndrangheta serve amministrare in modo esemplare"

La pastorale della Chiesa sulla ‘ndrangheta è l’ennesimo appello ai calabresi  per ribellarsi a un fenomeno, quello mafioso,  che ha ridotto  in schiavitù  gran parte delle nostre comunità.  La  voce  della Conferenza Episcopale Calabra  indica un codice etico e comportamentale  alla cui osservanza nessuno può e deve sottrarsi: dai singoli cittadini, che spesso trovano nell’antistato  risposte ad alcuni loro bisogni, a quanti, istituzioni e politica, sono  deputati a rappresentare  e soddisfare il bene comune>>.

Lo afferma il presidente della Provincia che riprende la pastorale della Chiesa calabrese sulla ‘ndrangheta.

<<In una società disgregata, in cui spesso il cittadino sente la lontananza dello Stato, è troppo facile  cedere alle tentazioni  dell’effimero, di un tenore di vita  che solo l’illegalità può garantire rispondendo così alle lusinghe del “maligno”,   messaggero di  un regno dove non c’è possibilità di salvezza civile. Tutto questo  – dice Raffa – riguarda sia i laici sia i cattolici,  perché il bene comune non è di esclusiva pertinenza degli uni o degli altri, ma una condizione  che aiuta la crescita sociale, culturale ed economica di una società che poggia le sue fondamenta  sull’etica umana e sull’ordinamento statale. L’antistato – hanno ragione i vescovi – è anche anti religione che, per noi popolo della Chiesa, significa non tenere conto di importanti principi come la solidarietà, la giustizia sociale, l’eguaglianza, l’umanità  che troviamo nel Vangelo.  Al di là dei dogmi ,  dentro di noi, come diceva Kant, c’è una legge morale  che ci indica la strada da seguire.  L’etica, infatti,  è un bagaglio che tutti  noi ci portiamo dietro e che una volta, volontariamente, messo da parte ci esclude dalla Chiesa.  La ‘ndrangheta è fenomeno inumano, sanguinario, illegale  che preclude qualsiasi futuro alla vecchie come alle nuove generazioni  e ci riporta alla condizione hobbesiana di “ guerra di tutti contro tutti”.

Non è possibile  che  quanti sono deputati a garantire l’applicazione delle norme  giuridiche e amministrare la giustizia in nome del popolo continuino ad essere al centro di minacce che di fatto impongono misure di protezione che limitano  la libertà personale. A loro vanno la nostra solidarietà e il nostro  grazie,  perché  aiutano la società ad essere più libera e meno conflittuale.

Il messaggio dei vescovi  calabresi  – termina il  Presidente della Provincia di Reggio Calabria  – non può trovare un contesto socio- politico refrattario. A questo punto le istituzioni locali e la politica hanno un compito importante: costruire attorno al messaggio della CEC un modello di amministrazione che sia d’esempio ai cittadini, perché  tutti assieme  dobbiamo costruire una società migliore e, soprattutto, depurata dalla ‘ndrangheta>>.

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