Bovalino verso le elezioni, Ruggero Brizzi spezza una lancia a favore di Maesano

Bovalino verso le elezioni, Ruggero Brizzi spezza una lancia a favore di Maesano

Riceviamo e Pubblichiamo da Ruggero Brizzi, da sempre attivo nel panorama politico bovalinese e sostenitore del movimento politico culturale Agave

Non ho mai dubbi su cosa rispondere, nonostante viva da anni nella provincia cosentina, alla domanda: “da dove vieni?”. Non cambio la residenza perché voglio certificare con un documento le mie origini: umilmente domiciliate altrove, ma orgogliosamente abitanti in paese.

Una apprensione emotiva condivisa, quella dell’emigrato, che categorizza una comunità-altra che dai contesti più disparati d’Italia segue con cuore e passione, vicende e vicissitudini del paesello, rannicchiato nelle sue colpe fuggiasche ma stoicamente resistente ad ogni attacco.

Mi interrogo spesso sul senso dell’abbandono istituzionale che vivono i miei compaesani e sui disastri storico-politici che hanno causato squilibri economici e di progettazione, sul continuo rincorrere debiti e crediti, tra opportunità e stime, concretezza e reputazione.

Uno smarrimento spesso sospeso e ridondante che rischia la costante assuefazione allo stato delle cose, nonostante le interessanti tensioni che spesso, tra il tempo e le spazio, emergono a segnalare spazi di vita e opportunità nuove, attività culturali e associative diffuse, solide realtà lavorative e meravigliose gioie sportive.

Otto anni fa, con Vincenzo Maesano, Enzo Sacco e altre amici, nella splendida cornice di Villa Denise, (indimenticabili, in quell’occasione, gli interventi del compianto e sempre attento analizzatore politico Mimmo Agostini), fondammo “Agave”, soggetto associativo-politico che da lì a qualche anno avrebbe vinto le elezioni comunali di Bovalino.

Molto è cambiato da quel giorno e anche Bovalino, oggi, continua a cambiare, sostenuta da una spinta giovane e fresca e con una guida salda e forte al comando. Lo fa attraverso un percorso di crescente maturità, lungo il quale non si possono non commettere errori, perdere e trovare risorse, vincere e perdere finanziamenti, beccare un facente funzioni, un tecnico, una pandemia, una crisi economica e una guerra.

Giustificarsi è l’alibi di chi non è riuscito a farcela.

Ammettere degli errori è la forza di chi sa che, con ogni sforzo, proverà a raggiungere i propri obiettivi.

Non bisogna vergognarsi, in questa fase storica, dunque, di assumersi le responsabilità delle proprie decisioni, talvolta impopolari, talvolta dettate da necessità improcrastinabili. Sobbarcarsi le critiche e armarsi di pazienza con un occhio sempre vigile al futuro e alla lungimiranza, alle priorità e ai bisogni, alle necessità di raggiungere i livelli minimi essenziali di quanti più servizi possibili.

Se dovessi osservare e analizzare, dunque, questi ultimi anni di governo cittadino, accanto a una critica costruttiva che ponga le basi per limare diversi tasselli, di alcune cose sarei entusiasta e certo. Se storicamente la fragilità delle giunte ha reso questo paese instabile e attraversato da continui commissariamenti, conservando comunque una misteriosa riverenza per una disfattista anticaglia umana, grazie agli ultimi cinque anni abbiamo avuto e certificato una dedizione ferrea al lavoro dell’intera giunta, un impegno quotidiano energico e infaticabile e una capacità di legare relazioni stabili e consolidate tra i componenti della stessa giunta e finanche del consiglio comunale.

Non trovare qualcuno pronto a dare una risposta è stato impossibile. Una buona abitudine che, seppur in passato è stata manifestata da diversi consiglieri in modo spesso univoco, ha tracciato una fase nuova per la politica bovalinese: una giunta completamente unita nella sua governance.

Tuttavia, da più ambiti, attraverso una epidermica analisi che si limita talvolta a “guardà il capello”, ma che capisco sinceramente possa creare malumori devo provare a ribaltare un punto di vista, da cui non mi nascondo per averlo alcune volte condiviso forse senza analizzare in modo più ampio le cose, che alleggia sopra questo cielo, meravigliosamente, onesto e limpidissimo.

“Vincenzo Mao-Tze-Sano, despota e accentratore, canalizzatore ultimo anche della lista della spesa dei propri consiglieri, presidente in pectore di tutti e tutto, referente della consulta d’avanguardia giovanile fascista e segretario generale del Politurbo comunista delle associazioni, dicono sia prossimo all’invasione di Belloro e all’accerchiamento di Pardesca.”

Scherzo, ma una voce, ripetuta più volte, può realmente trarre in inganno se ci limitiamo a non analizzare i contesti e le difficoltose gravosità che si incontrano nel gestire un comune come Bovalino.

Dopo aver pensato che una mancata condivisione orizzontale della complessità delle scelte, sarebbe stata, ovviamente, poco democratica, ho deciso di approfondire quelle dinamiche che portano a questa apparente confusione. Omettevo. Omettevo i passaggi associativi, i passaggi in consiglio, i passaggi in giunta e, forse, proprio attraverso questa riflessione ho capito che la vera bravura di un politico si misura dalle sintesi che si riescono a teorizzare in un mare di relazioni dal quale non c’è mai deresponsabilizzazione ma, anzi, obbligo e capacità di risposta svelta, chiara e fattibile. Tutto il resto è, per fortuna, democratica divergenza.

Ed è qui, dunque, che invito chi sostiene questa tesi a interrogarsi su quale sia la reale tirannide di questo paese. Mi chiedo se le ardue pratiche decisionali di una amministrazione, fatta da uomini e donne dotati di estrema dignità e rispettabilità, siano più assolutiste di quella politica celatamente sospesa e amica di tutti che con giunte, rimpasti e commissariamenti non fa altro che riportare a galla sempre gli stessi autorevoli firmatari di un disastro economico certificato, creando una élite dell’affare pubblico che, silenziosamente, continua a decidere chi mettere dove?

Sono convinto che l’assenza di una partecipazione attiva, lo svuotamento dell’azione sociale locale, la scomparsa delle sezioni e dei luoghi di discussione politica abbiano spianato la strada a pratiche di “costruzione dall’alto” che svuotano il senso e l’affetto di ogni cittadino verso le istituzioni ma, sono altrettanto convinto che, le possibilità di partecipazione in Agave, ci sia sempre stata.

Sono certo che le prossime saranno belle elezioni, vive e nel rispetto dell’avversario. E, seppur chiara la mia posizione, lancio qui oggi l’auspicio per ritrovare un dibattito, con chi ne avrà voglia, sulle questioni che il futuro riserverà al mio meraviglioso paese. Quel dibattito nostalgico, fatto di contenuti, parole e visioni che tanto aiutava nella crescita critica, squisitamente politica, una gran parte della comunità, oggi smarrita nelle scelte valoriali e affetta da scomposto e spesso, solo virtuale, pensiero critico.

Con estrema democraticità e pronto all’ascolto di tutti.

Ruggero Brizzi

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