Sigarette elettroniche...fanno male?, una guida per saperne di piu'

Nonostante le massicce campagne pubblicitarie evidenzino l’assenza di pericoli per la salute, il discorso sembrerebbe più complesso, tanto che l’Istituto Superiore della Sanità ha prodotto un documento informativo su richiesta del Ministero della Salute.
Obiettivo? Fornire un parere strettamente scientifico sui potenziali pericoli di questo strumento. Ecco, quindi, cosa è bene sapere.
Sigarette elettroniche: cosa sono e come funzionano
Le sigarette elettroniche sono state inventate in Cina, nel 2003. Aspetto e sapore riproducono quasi fedelmente tutte le caratteristiche delle sigarette convenzionali. Lo scopo, infatti, è quello di garantire la sensazione di inalare nicotina senza aspirare, però, le sostanze prodotte dalla combustione del tabacco (che, come si sa, favorirebbero tutte le malattie legate al fumo, tumore del polmone in primis).
La sigaretta elettronica è composta da un cilindretto erogatore che funziona a batteria e ha il compito di rilasciare le sostanze presenti all’interno di una cartuccia monouso o ricaricabile.
Una lampadina LED colorata serve a creare l’effetto “sigaretta accesa”, molto realistico e rassicurante per l’utilizzatore.
Premendo il pulsante di una sigaretta elettronica, le sostanze vengono riscaldate e trasmesse all’esterno sotto forma di vapore: ciò vale per i modelli manuali.
Le sigarette automatiche, invece, richiedono semplicemente di aspirare per l’attivazione del nebulizzatore.
In commercio esistono veri e propri “starter kit” (che contengono anche il caricabatteria con porta USB per il collegamento al computer). In media, il prezzo di una sigaretta elettronica è di 30-50 euro, mentre una ricarica costa circa 10 euro.
Cosa contengono le sigarette elettroniche?
In linea generale, il liquido contenuto nelle cartucce contiene glicerina, glicerolo, glicole propilenico, aromi (mentolo, vaniglia, liquirizia…), acqua e nicotina in quantità minima (o nulla).
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito questi dispositivi “sistemi elettronici di somministrazione della nicotina”: l’ideale sarebbe partire acquistando cartucce con una presenza media di nicotina pari a 12-16 mg, passare ad un dosaggio minimo di circa 4 mg e, infine, utilizzare sigarette elettroniche prive di nicotina.
Tra l’altro, l’assorbimento effettivo di questa sostanza dipende da molteplici fattori (tipo di vaporizzazione del dispositivo, marca, numero di volte al giorno in cui si fuma e quanto profondamente si aspira): la quantità inalata, quindi, risulta variabile.
Secondo alcune statistiche sono ancora pochi i consumatori che utilizzano sigarette elettroniche prive di nicotina, probabilmente per la convinzione che un minimo quantitativo sia necessario per avere davvero la sensazione di fumare.
Ciò ha generato grande preoccupazione verso i giovanissimi, perché la nicotina – pur se in quantitativi limitati – è comunque presente e può innescare un processo di dipendenza, esattamente come una sigaretta tradizionale. Proprio per questo motivo il Ministro della Salute ha firmato un’ordinanza che proibisce la vendita di dispositivi che contengono nicotina ai giovani d’età inferiore ai 18 anni. Per i trasgressori le sanzioni sono salate: da 250 a 2.000 euro.
Dubbio chiave: la salute è sempre a rischio?
Una risposta certa a questa domanda non c’è ancora, basti pensare che alcuni Stati membri dell’Unione Europea considerano le sigarette elettroniche prodotti farmaceutici, mentre altri le classificano sul mercato come prodotti di consumo (privi di autorizzazioni e controlli di sicurezza). La questione, quindi, è controversa.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha raccomandato che l’utilizzo delle sigarette elettroniche sia soggetto alle stesse restrizioni previste per le sigarette convenzionali all’interno di luoghi pubblici. Il motivo principale è sempre lo stesso: anche se in minima quantità, questi dispositivi rilasciano nicotina.
Per cui, se da un lato il loro uso può essere davvero utile per aiutare i fumatori a diminuire il consumo di sigarette, dall’altro è importante che i dispositivi elettronici siano almeno utilizzati sotto controllo medico, all’interno di una strategia specifica e conoscendo con precisione la quantità di nicotina inalata.
Internet permette di acquistare le sigarette elettroniche (magari risparmiando) in modo semplice, forse troppo, ma ci da anche la possibilità di recuperare moltissime informazioni (come ad esempio sul sito della L.I.A.F. - lega italiana antifumo) in merito al funzionamento e ad eventuali effetti collaterali (alcuni potrebbero essere: tosse, gola secca, problemi respiratori, esattamente come con una sigaretta convenzionale).
Attenzione alle confezioni: devono riportane le indicazioni necessarie, innanzitutto la percentuale di nicotina presente.
Senza demonizzare il prodotto si può dire che la sigaretta elettronica rappresenta sicuramente un’alternativa al tabacco, ma non così innocua come i produttori vogliono far credere. Per cui, così come si potrebbe suggerire per l’acquisto di un farmaco, è importante evitare il fai-da-te, ma informarsi sempre bene prima su pro e contro del prodotto, chiedendo consiglio ad esperti in materia.