Chiude l’Oratorio Salesiano di Locri: un passo indietro che la Locride non merita

Chiude l’Oratorio Salesiano di Locri: un passo indietro che la Locride non merita

Ci sono decisioni che segnano un prima e un dopo nella vita di una comunità. La chiusura dell’Oratorio Salesiano di Locri, dopo quasi mezzo secolo di presenza ininterrotta, è una di queste. Non si tratta soltanto di un episodio amministrativo o di una semplice riorganizzazione interna. È un taglio netto a una radice che per decenni ha nutrito questa città e la sua gente, un atto che rischia di lasciare un vuoto profondo e duraturo.

Per generazioni, l’Oratorio Salesiano ha rappresentato un argine silenzioso ma potentissimo contro il degrado sociale, un laboratorio di valori e relazioni, una palestra di vita in cui il gioco e l’educazione si fondevano in un’unica esperienza formativa. È stato rifugio e fucina di talenti, luogo di inclusione per chi non aveva possibilità economiche, punto di incontro tra storie e destini diversi. In un territorio spesso costretto a fare i conti con chiusure, rinunce e arretramenti, questo spazio è stato uno dei pochi esempi concreti di apertura, accoglienza e fiducia nel futuro.

Proprio per questo, appare difficile comprendere come una scelta tanto drastica possa maturare proprio oggi, in un momento storico segnato dall’aumento del disagio giovanile, dalla crescita della dispersione scolastica e dal progressivo impoverimento degli spazi di aggregazione libera e gratuita. Chi ha deciso questa chiusura ha scelto, di fatto, di privare i giovani di una bussola e la città di un presidio educativo di inestimabile valore.

Ed è inevitabile interrogarsi: com’è possibile che, di fronte a una realtà che ha dato così tanto, si sia optato per la via dell’abbandono anziché del rilancio? Com’è possibile che, nel bilancio delle priorità di chi detiene la responsabilità morale e istituzionale di proteggere simili luoghi, l’Oratorio Salesiano non abbia trovato spazio sufficiente per essere salvato? Domande scomode, certo, ma necessarie. Perché non è ammissibile che le decisioni vengano prese lontano dalle voci di chi quell’oratorio lo ha vissuto, amato e sostenuto per anni.

Chiudere un oratorio come questo significa indebolire il tessuto sociale della Locride. Significa ridurre le occasioni di crescita sana per i giovani, lasciare che la solitudine e l’indifferenza prendano il posto della comunità e dell’impegno condiviso. Significa, in fondo, rinunciare a un futuro migliore, scegliendo di guardare altrove di fronte a un problema che non si vuole o non si sa affrontare.

In quelle mura ho trascorso una parte importante della mia vita. Da bambino vi ho trovato porte sempre aperte e un’accoglienza che non chiedeva nulla in cambio. Ho conosciuto persone che hanno inciso profondamente sul mio cammino, insegnando con l’esempio più che con le parole. Ho visto ragazzi rialzarsi dopo cadute dolorose, famiglie trovare sollievo in momenti difficili, sogni improbabili trasformarsi in traguardi raggiunti. Non parliamo di ricordi sbiaditi, ma di realtà concrete che hanno plasmato vite e offerto alternative vere a chi rischiava di perdersi.

Non si tratta di nostalgie o sentimentalismi: si tratta di responsabilità collettiva. Un oratorio non è solo un edificio, è una rete di relazioni, un patrimonio umano, un investimento sul domani. La sua chiusura è una sconfitta per tutti, ma soprattutto per chi, per ruolo e missione, dovrebbe difendere queste realtà fino all’ultimo respiro.

E allora la domanda diventa inevitabile: possiamo permetterci di restare in silenzio? Possiamo accettare che una decisione di tale portata passi come un fatto inevitabile, quando inevitabile non è? Possiamo davvero guardare in faccia i nostri ragazzi e dire loro che da oggi avranno un luogo in meno dove crescere, imparare e sentirsi parte di qualcosa?

Se la comunità accetterà questa chiusura senza alzare la voce, allora il problema non sarà solo la perdita dell’Oratorio Salesiano di Locri. Sarà la perdita di quella capacità di reagire che distingue una città viva da una città che si lascia vivere.

La chiusura di un oratorio non è mai neutra. È un colpo alla spina dorsale della comunità. E di questo, prima o poi, chi ha scelto dovrà rendere conto.

Qui la raccolta firme a tutela dell'Oratorio di Locri.

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