È boom di occupati Under 25
È boom di occupati under 25, anche se in Italia la partecipazione dei giovani
al lavoro ha ancora margini di miglioramento rispetto all’Europa. Tra il 2021 e il 2023, su 1 milione
26mila posti di lavoro in più, circa 439mila hanno riguardato giovani con meno di 35 anni.
L’occupazione giovanile ha registrato un tasso di crescita dell’8,9%, doppio rispetto a quello generale
del 4,5%. E a registrare la crescita più forte in termini percentuali sono stati gli under 25, con un saldo
di 169mila occupati in più e un tasso di crescita del 16,7%. Resta, tuttavia, emergenziale la questione
giovanile nel nostro Paese, posizionato in fondo alla graduatoria europea per livello di partecipazione
alle dinamiche lavorative. Nella fascia d’età più bassa (20-24 anni), a fronte di un tasso di
occupazione medio europeo del 54,2%, quello italiano si attesta al 36%. Sono alcuni dei risultati che
emergono dalla nota della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro “Cresce l’occupazione
giovanile. Si riduce il gap con l’Europa”, su dati Istat, e che mette in evidenza come a interrompere
il trend di forte contrazione dell’occupazione giovanile avviatosi negli anni 2000, abbiano contribuito
le esigenze di innovazione delle competenze di molte aziende. Ma anche la scarsità di offerta di lavoro
che insieme al turn over in atto in molti comparti (pubblica amministrazione in primis) sta orientando
nuovamente la domanda verso i giovani. A crescere tra 2021 e 2023 è anche la componente
permanente: a fronte di 415mila nuovi occupati 373 sono a tempo indeterminato. Ma è guardando i
profili professionali che si evidenzia un miglioramento della collocazione giovanile nella piramide
professionale. In aumento, infatti, i giovani occupati nelle professioni altamente qualificate: crescono
di 113mila unità i profili intellettuali e scientifici (+10,9%) e di 125mila quelli tecnici intermedi
(+9,4%). È il turismo a trainare la crescita dell’occupazione giovanile che, con 140mila occupati in
più nei servizi di alloggio e ristorazione, ha registrato un incremento del 23,7%. A seguire, i settori
della salute e assistenza (+10,1%) e dell’informazione e comunicazione (+20,3%). Da evidenziare
anche le buone prestazioni delle attività artistiche, sportive e di divertimento che, con un saldo di
37mila occupati in più, hanno registrato un incremento del 32,1%. A fronte di queste positive
dinamiche, non va trascurato come la questione giovanile nel nostro Paese resti un’emergenza. È
indicativo che l’Italia risulti tra i Paesi europei dove i giovani fanno meno esperienze di lavoro durante
gli studi. Solo il 22,4% dei giovani di età compresa tra i 20 e 34 anni dichiarano di aver lavorato
durante il percorso di studi contro valori molto più elevati nei Paesi Bassi (72,3%), Germania (68%)
e Austria (64,4%). È soprattutto l’ingresso tardivo nel mercato del lavoro a condizionare le chance di
inserimento e crescita nel mercato del lavoro. Ridurre i tempi di ingresso, favorendo maggiormente
la combinazione di esperienze formative e professionali, è un obiettivo prioritario per colmare un gap
che nemmeno i buoni risultati degli ultimi anni sono riusciti a diminuire in modo significativo.