Un futuro legato fortemente al territorio. Dialogo "post" covid19 con Leonardo Palmisano

Un futuro legato fortemente al territorio. Dialogo "post" covid19 con Leonardo Palmisano

Con le fasce in età post scolastica e lavorativa a farla da padrona e con le regioni del sud a rappresentare gran parte di un campione che ha visto in equilibrio il numero di donne e uomini partecipanti, ci sono stati numerosi spunti sui quali discutere. Per fare ulteriore sale a questo percorso, abbiamo scambiato alcuni pareri con il dott. Leonardo Palmisano, sociologo, scrittore ed editore con il progetto di “Radici Future”.

Il primo dato sul quale ci siamo concentrati è riguardato la domanda relativa alla sanità, infatti per il nostro campione la sanità della propria regione (59%) non era all’altezza della sfida, mentre quella nazionale è stata promossa al 45% con un tasso di risposte negative pari al 23.7 e scetticismo al 31.3%.

“Questo dato non sorprende e dimostra un fallimento gestionale del servizio sanitario regionale. Negli anni si è depauperato il ruolo del medico di base e della medicina territoriale. Pensiamo a questa emergenza; Emilia Romagna e Lazio hanno avuto tanti malati ma ottime performance, la Lombardia è stata piegata. E’ la prossimità il concetto più importante per il futuro in ogni ambito e la Lombardia, epicentro di questa crisi, si è dimostrata non troppo dissimile da alcune regioni molto spesso criticate. Il Covid-19 ha fatto emergere tutte le criticità di una regione, ed un’area del Paese in generale, troppo incentrata sui servizi che non sempre sono sinonimo di vera qualità della vita”.

Una considerazione importante è anche da fare sui dati relativi all’azione del Governo, reputatata tardiva, ma poi efficace:“Il senso civico dimostrato ha fatto sì che il contagio rallentasse, ma non possiamo sottacere su anni di scelte scellerate in ambito sanitario che hanno relegato il sistema ad un sotto organico perenne rendendo impietoso il confronto con altri sistemi sanitari europei dove una giusta copertura in termini di risorse umane ha evitato turni massacranti e minore stress fisico e strutturale”.

Ma è sotto il profilo economico, fonte di grandi preoccupazioni (oltre il 53%), che potrebbero riscrivere la socialità ed il destino della nostra nazione, che il ragionamento diventa ancora più intenso.

“E’ normale che dalle domande poste emerga preoccupazione, è venuta giù la certezza di quello che potremmo definire il mito del nord. Basti pensare che l’Austria ha immediatamente chiuso i confini e tutto un sistema creato a sostegno del mondo industriale potrebbe non essere più lo stesso, potrebbe addirittura non esistere più. Al contrario al Sud c’è la grande occasione, facendo germogliare economie di comunità andandosi a prendere il riscatto dopo anni stagnanti”.

Interessante anche lo spunto dato dalla speranza (34,4%), che emerge come sentimento dominante nonostante la situazione:“Questo non stupisce, anche perché il panel ha una forte presenza di popoli appartenenti a regioni assoggettate a forti flussi migratori ed anche perché, in momenti come questi, ci si attacca alla propria terra ed a quella che è la contemporaneità di ciò che si ha. Speranza dovrà essere anche quella che il Sud, non solo si scrolli di dosso atavici problemi legati alla mala gestio dello Stato e la presenza criminogena di associazioni di parastato, ma sfruttare la possibilità di interconnettere la moltitudine di culture presenti nei vari territori dando vita ad una bellissima onda di unione transmediterranea che attraverso lo sviluppo di economie di prossimità faccia germogliare nuovi collegamenti per sfruttare pienamente le praterie di opportunità che il meridione offre e che allo stesso tempo andranno difese da chi il sud oggi lo popola, anche perché il concetto già citato di speranza va ad affievolirsi sempre più al Nord, basta ripensare alla chiusura dell’Austria alla quale possiamo frapporre la solidarietà della piccola Albania”.

L’ultimo passaggio di analisi riguarda l’aspetto mediatico comunicativo con televisioni e social che nella rilevazione hanno fatto la parte del leone.

“La tv soprattutto nelle fasce più adulte, rappresenta fonte di credibilità, non tanto per le testate quanto per le persone, per quanto concerne la radio è un media che accompagna per la maggiore i viaggi e per questo nella rilevazione può averne risentito. Su internet e sul social network ci sarebbe molto da dire, il problema riguarda il fatto che risulta molto difficile attraverso i social generalisti contenere il flusso di fake news che girano, inoltre c’è da aggiungere come la comunicazione via social, ha dato maggiore forza a questi media che stanno accrescendo i loro archivi e da questa pandemia, un giorno, con le loro teche potranno trarre beneficio economico. Rimboccarsi le maniche e creare nuovi canali comunicativi con professionalità certificate, (a questo proposito Palmisano è al lavoro su un social che si chiamerà “Lies Kill”) potrebbe segnare una svolta che metterà fine agli scontri tra tifoserie ai quali si assiste, anche per errori comunicativo/istituzionali del governo”.

La chiusura di questa lettura parte da Papa Francesco, che ha ottenuto enormi consensi dal campione di analisi. “Il Pontefice parla di giudizio che va inteso come capacità di discernere. Il coronavirus porterà a grandi cambiamenti e bisognerà riscrivere molto di ciò che credevamo di aver acquisito, ma questo non dovremo farlo dimenticando il passato. Gli attori principali della Seconda Repubblica hanno provocato danni incalcolabili, per i quali stiamo pagando un dazio pesante. Se il futuro va riscritto, il passato e le responsabilità non vanno dimenticate, nessuno può permettersi la reiterazione di certi errori”.

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