"Un Natale più spirituale e presenza della Chiesa per ripartire" Dialogo con Don Giuseppe Albanese

"Un Natale più spirituale e presenza della Chiesa per ripartire" Dialogo con Don Giuseppe Albanese

Nel racconto della società, ancor di più con l’avvicinarsi del Natale, è importante tracciare un quadro del ruolo della Chiesa, sia nell’essenza della funzione spirituale che questa istituzione porta avanti, che nell’azione più pratica. A dialogare con noi è Don Giuseppe Albanese, parroco presso la chiesa Santa Caterina V. e M. di Locri

Come è cambiato il suo ruolo, sia come guida, che nelle celebrazione o nelle confessioni?

«La distanza sociale non ha risparmiato nessuno e dunque anche l’azione pastorale ha subito delle ripercussioni. Le celebrazioni vanno avanti e tutto viene fatto nell’assoluto e giusto rispetto delle misure imposte per contenere l’avanzata del coronavirus. E’ stata evidente la flessione della partecipazione, perché le fasce d’età coinvolte sono quelle più fragili; al contempo l’assenza più pesante è quella dei ragazzi, essenza e gioia della nostra opera ed anche in questo caso abbiamo dovuto adattarci, basti pensare al catechismo effettuato con il sistema simile alla DAD».

Quali istanze portano i fedeli dopo un periodo così duro?

«C’è stato un aumento esponenziale delle richieste di aiuto. Il nostro impegno verso la comunità, specie per chi più bisognoso si è quintuplicato. La Diocesi è stata molto reattiva ed eccezionale è stato l’impegno della Caritas. A chi bussa noi apriamo e credo che laddove le celebrazioni sono, in un certo senso, messe da parte, possiamo dire di essere entrati ancora di più nella vita delle persone e che un fatto bello, come testimoniato anche dal recente accaduto dello sbarco dei migranti, la comunità stessa si è rimboccata le maniche dimostrando ampio spirito solidale dando sostanza allo spirito del Natale».

Papa Francesco sia nella spiritualità, che nel richiamo verso i dettami scientifici ha svolto un ruolo importante in questa epoca. Cos'altro deve fare la Chiesa per agevolare la ripartenza?

«La fede è stata messa alla prova da questa pandemia. Citando Padre Giancarlo Bregantini –ex Vescovo di Locri-Gerace, ndr- “l’emergenza provoca la provvidenza”, dunque la Chiesa in ogni sua opera dovrà continuare ad essere un sostegno verso le persone per far cogliere loro le opportunità di cambiamento, spirituali e non. Bisogna anche capillari nelle presenza perché siamo chiamati ad essere dei sarti affinché si possano ricucire i rapporti di una socialità, ormai, ampiamente frammentata dopo le difficoltà di questo anno che va a terminare».

Quale messaggio bisogna lanciare in vista di questo Natale dove è maggiore il concetto pratico di distanza, rispetto a quello di condivisione?

«Tornando sempre alla necessità di cogliere il lato positivo delle difficoltà, questa situazione potrebbe essere volano per recuperare la dimensione familiare e più intimistica della festa legata alla Natività. Se prima le occasioni conviviali ci portavano facilmente fuori da casa, oggi c’è l’occasione di recuperare un po’ di sobrietà e riflettere su valori sempre più scricchiolanti arrestando, anche, la corsa verso un consumismo fin troppo eccessivo».

 

In foto Don Giuseppe ed il Presepe della Chiesa di Santa Caterina, antistante Piazza dei Martiri a Locri

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