Lavori A3 Salerno Reggio C.12 arresti per infiltrazioni mafiose

Colpita la 'ndrangheta di Scilla. I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria stanno eseguendo un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, nei confronti di 12 appartenenti alla cosca "Nasone-Gaietti" operante nel territorio del comune di Scilla. Le accuse vanno dall'associazione a delinquere di stampo mafioso all'estorsione aggravata e ai danneggiamenti. Le indagini dei carabinieri hannno documentato l’infiltrazione pervasiva della ‘ndrangheta negli appalti per la realizzazione del 6° macrolotto dell’A3.
I dettagli dell'operazione, denominata "Alba di Scilla", saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa che si terrà al Comando provinciale dell'Arma in mattinata.
In particolare, le investigazioni dei carabinieri sono state avviate nel giugno del 2011 a seguito dell’arresto per estorsione di Giuseppe Fulco, che aveva preteso il pagamento di 6mila euro, corrispondente al 3% dell’intero ammontare dell’appalto (aggiudicato dall’Anas), come condizione assolutamente necessaria alla prosecuzione dei lavori per la realizzazione del tratto Scilla - Favazzina della statale 18.
GLi ulteriori accertamenti hanno consentito di dimostrare che Fulco, organico alla cosca, dopo due danneggiamenti perpetrati in danno della ditta si era più volte recato sul cantiere pretendendo il pagamento della tangente.
La tecnica era sempre la stessa. Un segnale alle imprese appaltatrici chiaro e inequivocabile: una bottiglia esplosiva, piena di liquido infiammabile, avvolta da nastro isolante e dotata di miccia. Macchine incendiate o danneggiate, cantieri resi terra di conquista e “accerchiati” da un nemico spesso invisibile, ma presente e pressante. Gli uomini della cosca Nasone-Gaietti di Scilla avvisavano così che era arrivato il momento di pagare: condizione necessaria alle ditte per proseguire i lavori sul sesto macrolotto dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria, quello che dalla cittadina tirrenica conduce a Campo Calabro.
Anche in quel tratto dell’A3, l’appalto era “cosa loro”. La tassa imposta dal clan era del tre per cento rispetto al capitolato. Per l’esazione, la cosca imperante nel territorio della cittadina tirrenica dava luogo a un’escalation di avvertimenti che, secondo quanto accertato dai carabinieri che hanno operato sotto il coordinamento della Dda reggina, era «sempre pianificata, concepita e metodicamente realizzata». Anche perché, spesso, erano gli stessi affiliati al clan a essere assunti dalle imprese taglieggiate. Gli accoliti della consorteria «diventavano veri e propri collegamenti con i criminali di riferimento». E ciò consentiva di avere una «minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte degli arrestati».
"STRATEGIA DELLA TENSIONE"
Ogni atto faceva parte «di una precisa “strategia della tensione” senza soluzione di continuità. In tal modo – sostengono i militari dell’Arma del comando provinciale – la cosca mafiosa ha condizionato il regolare e quotidiano svolgimento della vita economica e sociale della comunità scillese». Se il business dei Nasone-Gaietti era l’imposizione del “pizzo” alle imprese impegnate nei lavori di ammodernamento dell’autostrada, la ricchezza del clan nasceva anche da altro. Dagli attentati e dalle intimidazioni sono state risparmiate «neanche le piccole attività economiche del territorio. Nessuno poteva interferire con gli interessi della cosca; emblematico il caso di una piccola attività commerciale storica scillese che, nella notte tra il 18 e il 19 febbraio scorso, ha subito la distruzione totale, a mezzo incendio, dell’esercizio commerciale ubicato nel porticciolo turistico di Scilla». In quel caso, il pizzo non c’entrava. La “colpa” dell’operatore economico era stata quella «di aver richiesto al Comune una nuova concessione in un’area del porto di interesse della cosca».
L'OPERAZIONE
Ma il clan che, negli ultimi anni, ha gestito gli affari illeciti sul territorio della "perla" tirrenica è stato smantellato dai carabinieri, che hanno portato a termine l'operazione "Alba di Scilla". Dodici le persone sottoposte a fermo di indiziati di delitto. Nei loro confronti vengono ipotizzati, a vario titolo, i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsione aggravata dall'aver favorito un sodalizio mafioso. Le persone sottoposte al fermo sono Arturo Borzumato, 22 anni; Carmelo Calabrese di 40; Annunziatina Fulco (47); Matteo Gaietti (43); Francesco Libro (38); Antonino Nasone (31); Domenico Nasone (29) e il suo omonimo 43enne; Francesco, Rocco e Virgilio Giuseppe Nasone, rispettivamente di 40, 38 e 68 anni; Pietro Puntorieri (24). I provvedimenti sono stati tutti eseguiti. Sequestrati anche beni per diversi milioni di euro, tra cui 32 appartamenti, fabbricati e terreni, un bar-pasticceria, conti correnti bancari, polizze assicurative ed altri prodotti finanziari.
L'INIZIO DELL'INCHIESTA
L’indagine è partita dall’arresto in flagranza del pregiudicato Giuseppe Fulco, avvenuto nel giugno dello scorso anno per estorsione ai danni di un’impresa impegnata nei lavori di ammodernamento della statale 18 nei pressi del comune di Scilla. L’uomo, considerato organico alla cosca Nasone-Gaietti, secondo quanto accertato dai carabinieri, aveva imposto il pagamento di 6mila euro, corrispondente al 3% dell’intero ammontare dell’appalto. Gli ulteriori accertamenti hanno consentito di dimostrare che Fulco, dopo due danneggiamenti perpetrati in danno della ditta, si era più volte recato sul cantiere pretendendo il pagamento della tangente.
fonte corriere della calabria