Omicidio e bombe. Cosa sta succedendo a Reggio Calabria?

Omicidio e bombe. Cosa sta succedendo a Reggio Calabria?

Si torna a sparare a Reggio Calabria. Un uomo, il quarantatreenne Franco Fabio Quirino è stato ucciso ieri sera verso le dieci in una delle vie interne del quartiere Modena, alla periferia sud della città. Arrestato nell’operazione Alta tensione 1 con l’accusa di essere un prestanome del boss Checco Zindato,  Quirino era gravato da precedenti penali per porto abusivo e detenzione di armi, rapina, furto, associazione per delinquere finalizzata alla commissione di rapine, ricettazione, sequestro di persona a scopo di rapina.

Stando alle prime ricostruzioni, l’uomo sarebbe stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco, ma era ancora vivo quando è stato soccorso da un ragazzo del quartiere che lo avrebbe visto riverso a terra e avrebbe avvertito il 118. Nonostante l’arrivo pressoché immediato dei soccorsi, Quirino è morto subito dopo l’arrivo in ospedale, mentre nella zona si è attivata subito la macchina delle indagini. Mentre in strada i rilievi sono andati avanti fino a tarda ora, gli agenti hanno bussato alle porte degli abitanti della zona – quasi un grumo di case addossato sulla via – per cercare di raccogliere elementi utili per ricostruire la dinamica del delitto.
Quello che gli investigatori stanno  tentando in primo luogo di accertare è se qualcuno abbia teso un agguato a Quirino o se il quarantarenne  sia stato ucciso da qualcuno che era in sua compagnia e col quale potrebbe avere avuto una discussione. Stando all’esito della prima fase di indagine, l’uomo non sarebbe stato colpito dove è stato soccorso, ma almeno due o tre traverse prima. Le tracce di sangue individuate dagli agenti sembrano suggerire che il quarantenne abbia tentato di sfuggire al suo aggressore, fino ad accasciarsi nella traversa dove è stato trovato e soccorso. Anche i primi interrogatori sembrano aver dato agli investigatori una traccia che promette sviluppi. Qualche ora prima dell’aggressione – hanno riferito alcuni testimoni – Quirino avrebbe avuto un pesante alterco con un uomo le cui generalità non sono state rese note.
Anche il padre del quarantenne Santo Cosimo Quirino è rimasto vittima di un attentato, nella stessa zona in cui è stato ucciso il figlio. A freddarlo,  il  17 maggio 2005, due sicari che lo hanno sorpreso all’interno di un autolavaggio di via Laboccetta, principale arteria del rione Ciccarello.

Altra bomba fa saltare in aria l’ennesimo locale nel centro della città.

Un boato sordo, che arriva dal cuore della città. Quindi le sirene. Un'esplosione, stando alle prime indiscrezioni di natura dolosa, ha raso al suolo la salumeria enoteca "Romeo- Gusto e Tradizione", lussuoso punto vendita di gourmanderies aperto di recente alle spalle della Provincia e a pochi passi dalla prefettura. Solo per un fortuito caso non si sono registrate vittime. L'esplosione è avvenuta alle 22. 52 di ieri sera, a pochi passi dal frequentatissimo corso Garibaldi e dalla zona in cui si concentrano la maggior parte dei locali della città.
Nessun particolare filtra allo stato sulla natura dell'ordigno che ha causato l'esplosione, ma la polizia scientifica ha proceduto per ore con gli accertamenti tecnici alla ricerca di un dettaglio che possa ricondurre agli autori di quello che sembra essere un classico attentato. Di certo, si sa che a devastare il punto vendita deve essere stato un ordigno di discreto potenziale, piazzato - secondo le prime ipotesi - all'interno della salumeria. L'esplosione ha distrutto la saracinesca e la vetrina, danneggiando anche un'automobile parcheggiata di fronte all'esercizio commerciale,  le finestre degli appartamenti ubicati sopra il negozio e quelle del dirimpettaio Palazzo storico della Provincia. In lacrime di fronte al negozio distrutto, la famiglia Romeo - in passato titolare dell'autogrill di Villa San Giovanni - si è limitata a ripetere quasi ossessivamente "Non è possibile. Ma che dobbiamo fare? Domani cominceremo a lavorare per riaprire al più presto". 
Sul posto sono intervenuti gli uomini delle volanti, i carabinieri e i vigili del fuoco che hanno messo in sicurezza gli edifici danneggiati dall'esplosione. La seconda che in meno di venti giorni colpisce un esercizio commerciale della città. L'11 febbraio scorso il bar Malavenda era stato gravemente danneggiato da un'esplosione, mentre solo tre giorni fa di fronte al medesimo esercizio commerciale una telefonata anonima ha segnalato la presenza di un ordigno inesploso.

Tags