Renzi a Reggio: “Una cabina di regia per la Calabria”

Renzi a Reggio: “Una cabina di regia per la Calabria”

Firma autografi e alle scolaresche che stazionano davanti al Museo di Reggio Calabria regala il “batti cinque”. Poi dentro, davanti a decine di sindaci e ad altri rappresentanti istituzionali promette: «Istituiremo per decreto a Palazzo Chigi una cabina di regia sulle criticità di questa regione. Coinvolgeremo diversi ministeri tra cui quello dell’Interno, del Lavoro e dell’Ambiente». Matteo Renzi regala la notizia proprio sul gong finale della sua missione in riva allo Stretto. «È un passaggio molto importante per la Calabria e, soprattutto, per Reggio», si affretta a spiegare il sottosegretario Marco Minniti. In ogni caso, Renzi supera la prova della piazza. Non era un risultato scontato in una città che vanta il triste primato di unico capoluogo di provincia il cui consiglio comunale è stato sciolto per «contiguità con la ‘ndrangheta».



Il primo step di questa (breve) missione reggina va in scena all’interno della prefettura, dove si riunisce il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza. Ad attendere il premier ci sono decine di lavoratori in mobilità che protestano per i ritardi nei pagamenti degli stipendi. Renzi non si sottrae al confronto e poi delega il ministro Poletti per la trattativa con i sindacati. L’accordo che viene fuori è questo: al Consiglio dei ministri in programma per dopodomani Poletti presenterà un decreto per anticipare le risorse 2014 destinate al pagamento della cassa integrazione in deroga e della mobilità in deroga per la Calabria, in modo da pagare le spettanze arretrate del 2013. Nell’immediato saranno sbloccati 24 milioni necessari per pagare una mensilità ai circa 24mila lavoratori che si trovano in mobilità.
Tutto questo succede mentre in un’altra sala il presidente del Consiglio, e con lui il ministro Lanzetta e i sottosegretari Delrio e Minniti, partecipano al vertice con le forze dell’ordine. Presenti, tra gli altri, i procuratori Federico Cafiero de Raho, Salvatore Di Landro e i commissari prefettizi che governano a palazzo San Giorgio. La riunione dura oltre un’ora e al termine la rigorosa consegna del silenzio non viene infranta da nessuno. Soltanto più tardi Renzi annuncerà di aver confermato che l'Agenzia per i beni confiscati «resterà qui come valore simbolico ma anche pragmatico. Certo dovrà cambiare alcune modalità».

Il grosso, comunque, Renzi lo regala nell’incontro al Museo in cui ammira i Bronzi di Riace («un luogo di bellezza») prima di confrontarsi con i sindaci e gli amministratori regionali. L’ex governatore Peppe Scopelliti non si vede, al suo posto ci sono il presidente del consiglio regionale Franco Talarico e la vicepresidente Antonella Stasi. C’è il presidente della Provincia di Reggio Peppe Raffa. “Mimetizzato” tra lo stuolo di consiglieri regionali del Pd e i rappresentanti delle categorie produttive, è presente pure il vescovo di Reggio Calabria Giuseppe Fiorini Morosini. Renzi non si perde molto nei protocolli del cerimoniale e va subito dritto al cuore del problema. Che, in questo caso, è rappresentato dal cattivo utilizzo dei fondi comunitari: «Questa è una visita che vorremmo replicare in via trimestrale nei territori di Napoli, Reggio Calabria e Palermo per approfondire insieme, numeri alla mano, lo stato di avanzamento della più grande opportunità di sviluppo che abbiamo, i fondi Ue: ci sono 183 miliardi, se non li spendiamo è colpa nostra, non degli altri; se li spendiamo male è colpa nostra. Un Paese che ha 183 miliardi e non li spende è colpevole».
Snocciola cifre, il premier. Mancano le slide che sono di casa a Palazzo Chigi ma lo stile a cui il premier ha abituato tutti è questo: rapido e asciutto. E a guardare i numeri c’è da rabbrividire: la dispersione scolastica è al 17,2% e il tasso di depurazione dell'acqua al 53,8%. Per non parlare poi di una situazione ''drammatica'' degli asili nido, con servizi soltanto per il 2% dei bambini. «O siamo in condizione di affermare che la gestione anche delle infrastrutture di servizi alle persone è una priorità o perdiamo la sfida della dignità», avverte il presidente del Consiglio. Renzi confessa pure di essere «preoccupato» dei dati sull'iniziativa “Garanzia giovani” in Calabria, dove ci sono da spendere 1,7 miliardi di euro: «In una regione che ha il 22,2% di disoccupazione e il 56% di quella giovanile, immagino ci sia lo spazio per la grande opportunità di iscriversi a “Garanzia giovani”. Invece la Calabria è solo sesta, con solo 1.148 iscritti dal primo maggio».
Ci si aspetterebbe pure un passaggio politico considerato che tra dieci giorni si vota per le europee. Il premier, tuttavia, non cede alla tentazione e riesce a mantenere un profilo istituzionale. Ciò non gli impedisce di affondare il colpo nei confronti di Bruxelles: «L'Europa ci spiega tutto su come si deve pescare il pescespada (riferendosi alla protesta dei pescatori di Bagnara Calabra che lo hanno atteso fuori con striscioni, ndr), ma gira la testa quando andiamo a soccorrere persone in difficoltà. Capisco sia difficile essere ottimisti, ma l'Italia ce la può fare». Prima di congedarsi l’appello finale che assomiglia molto a quello ripetuto a Scalea lo scorso 26 marzo: «Sono contrario alle frasi secondo cui l'Italia è il problema dell'Europa e che il Sud è il problema dell'Italia. La soluzione dei problemi del Sud è nelle mani del Sud stesso ed il governo deve accettare la sfida di controllare ed avere il coraggio di sostituirsi alle Regioni se non funzionano in questo campo per garantire tempi certi dei pagamenti». Talarico e la Stasi fanno appena in tempo a guardarsi negli occhi prima di essere travolti dalla folla che invoca Matteo. 

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