CALABRIA: riprendere il treno giusto

CALABRIA: riprendere il treno giusto

Non passa ormai giorno in cui non si manifesti una protesta dei viaggiatori del treno in qualche parte d’Italia. Ritardi, cancellazione di corse, treni vecchi che si guastano, stazioni chiuse, degrado della qualità dei servizi, vetture sovraffollate sono fenomeni ricorrenti. Come se non bastasse, si stanno sopprimendo decine di linee ferroviarie nazionali, al Sud come al Nord. In Calabria sono state falcidiate le linee minori (taurensi, silane), si è perso il collegamento interno alla città di Catanzaro, si è interrotto il raccordo fra Catanzaro Lido e Lamezia Terme, si è cancellato il servizio ferroviario tra Sibari e Metaponto, sono stati soppressi numerosi treni a lunga percorrenza e treni notte. Nonostante numerose iniziative popolari e una petizione con migliaia di firme, la Regione Calabria continua ad essere sorda e persegue una politica deleteria sul trasporto ferroviario; mentre le altre Regioni stanno acquistando treni nuovi, la nostra si accontenta di indirizzare 80 Milioni di Euro per la elettrificazione di una tratta non ancora determinata (70 km circa) mentre si fa concreto il rischio di “taglio” dell’intera linea ionica, stante la sistematica contrazione dei servizi, la crescita dei disservizi, la scarsa attenzione alla manutenzione dell’infrastruttura, la vetustà del materiale rotabile. Il tutto appare paradossale se si pensa che a Reggio Calabria esiste una fabbrica che costruisce treni moderni per altre regioni d’Italia (34 treni regionali per Veneto ed Emilia Romagna) e altri Paesi d’Europa, ma non per la Calabria.
Il sistema ferroviario nazionale ha subito una trasformazione che si è tradotta in un generale squilibrio nel diritto alla mobilità dei cittadini; si è scelto di privilegiare il Treno ad Alta Velocità concentrando ingentissime risorse su alcuni corridoi. Nell’ultimo decennio gli investimenti sul TAV sono stati dell’ordine dei 100 Mdi Euro mentre ai servizi ordinari e regionali sono state destinate briciole. Eppure la domanda di mobilità risulta assai più rilevante su questi ultimi: sono circa 2,9 milioni gli spostamenti locali giornalieri in treno contro appena 300 mila spostamenti sulla lunga distanza. Uno squilibrio fra domanda e offerta incredibile e inaccettabile.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Le proposte del Ministro Passera seguono ancora una volta l’approccio delle grandi opere e della fallimentare Legge Obiettivo; un investimento di altri 100 Mdi Euro per infrastrutture su alcuni assi primari, quasi integralmente nel Nord Italia, infrastrutture che non rispondono ai bisogni reali della collettività. Il TAV in Val di Susa è una bugia; infatti non è destinato al trasporto passeggeri, ma al transito un po’ più rapido delle merci sotto le Alpi. Allora perché non destinare le risorse (16 Mdi Euro preventivate per una galleria di 50 km) alle ferrovie regionali ed ai treni nazionali veloci? Garantire servizi di trasporto ferroviario su standard europei a milioni di cittadini che prendono il treno ogni giorno sarebbe una bella prova di buon governo. Ed è certo che si produrrebbero ricadute economiche ed occupazionali consistenti e diffuse su tutto il territorio.

I pendolari del treno si sono organizzati in rete, costituendo il CIUFER (Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali), che punta ad attivare forme di rivendicazione più incisive, chiamando a raccolta i movimenti diffusi sul territorio. Tra le diverse iniziative in atto, il CIUFER ha promosso la elaborazione di un Manifesto dal titolo “Trasporti Equo-Sostenibili”, di una “Vertenza nazionale per le Ferrovie Regionali”, di una serie di documenti tecnici di vertenza articolati per Regione, la creazione di un Tribunale dei diritti del viaggiatore, un “libro nero” che raccoglie le testimonianze e le vicissitudini dei pendolari vessati dalle politiche di Trenitalia, una istanza da inoltrare alla Commissione Europea per segnalare il mancato rispetto delle norme europee da parte del Governo italiano, una sequenza programmata di iniziative coordinate di mobilitazione a scala nazionale (disponibili sul sito web: www.classactionromanettuno.org/).
La prima di queste iniziative ha avuto luogo oggi in numerose stazioni d’Italia dalle ore 10:00 alle ore 13:00. Centinaia di cittadini della nostra Regione hanno raccolto l’appello lanciato dal CIUFER e si sono incontrati stamane attivando dibattiti, letture dei documenti, distribuzione di volantini, discussioni sui temi della Vertenza. Si è chiesto ai tanti candidati parlamentari presenti di assumere impegni sulla vertenza. Fra le stazioni principali presidiate: Reggio Calabria, Melito, Bovalino, Locri, Roccella I., Catanzaro, Crotone, Sibari, Castiglione Cosentino, Montalto Uffugo, Paola, Lamezia Terme, Vibo Valentia, Gioia Tauro. Alla giornata hanno aderito associazioni nazionali come Alba, Legambiente, Italia Nostra, Salviamo il paesaggio, e numerose associazioni regionali e locali. Nessun binario è stato bloccato, viceversa, i manifestanti hanno viaggiato assieme sui treni regionali, affermando lo slogan “Riprendiamo i Treni e le Stazioni”, parlando con viaggiatori e ferrovieri, e discutendo di trasporti equo-sostenibili. Quella odierna è la prima iniziativa, ma altre ne seguiranno. Alla base non una semplice protesta, ma un lavoro di ricerca e analisi che ha solide fondamenta sul principio costituzionale del diritto alla mobilità per tutti e sulla consapevolezza che il trasporto pubblico ferroviario è un bene comune non assoggettabile a logiche di lobby finanziarie.
 

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