Delitto Congiusta: la Cassazione rinvia in Appello. Da giudicare la posizione del presunto mandante dell'omicidio

È una brutta tegola per la famiglia Congiusta quella che arriva dalla Cassazione. I giudici della Suprema Corte hanno rinviato di fronte a una nuova sezione della Corte d’appello di Reggio Calabria il procedimento che l’anno scorso sembrava aver dato un nome e un volto al mandante dell’omicidio del figlio, il giovane imprenditore sidernese Gianluca Congiusta. In accoglimento delle istanze delle difese, la Corte d’appello dovrà tornare a giudicare le responsabilità di Tommaso Costa, in precedenza condannato all’ergastolo con in più diciotto mesi di isolamento diurno. Pene confermate e appello respinto invece per Giuseppe Curciarello, braccio destro e fedele luogotenente di Costa, condannato a 15 anni di reclusione.
Nel marzo scorso, i giudici della Corte d’appello di Reggio Calabria avevano identificato in Tommaso Costa il mandante dell’omicidio di Gianluca Congiusta, vittima innocente della strategia con cui il boss puntava a strappare ai rivali Commisso l’egemonia criminale, conquistata negli anni sanguinosi della faida di Siderno. Una guerra che aveva visto la famiglia Costa perdere uomini, territorio e ricchezze, ma non soccombere, e ripresentarsi anni dopo con il volto e la mente di Tommaso Costa, determinato a tessere una rete di alleanze con i clan emergenti, destinata a mettere in difficoltà la consorteria rivale dei Commisso. Una strategia segreta, e che tale doveva restare, fino a quando il nuovo cartello non fosse stato pronto allo scontro. Per questo la determinazione di Gianluca a rivelare il contenuto della lettera estorsiva, inviata dai clan dell’emergente cartello al suocero, andava fermata. Per questo Gianluca doveva essere eliminato.
I Commisso non potevano e non dovevano capire cosa Costa stesse architettando, ma soprattutto nessuno, nel regime di terrore imposto dall’emergente boss, doveva permettersi di trasgredire al suo volere. Per questo, la sera del 24 maggio del 2005 Gianluca Congiusta è stato ucciso con un unico, devastante, colpo di pistola alla testa. Questa la tesi della Dda di Reggio Calabria che ha convinto tanto i giudici di primo come di secondo grado, ma che non ha superato lo scoglio della Cassazione.