Il timore dei terremoti in Calabria, i ritardi della politica e l'allarme dei geologi

Il timore dei terremoti in Calabria, i ritardi della politica e l'allarme dei geologi

Incrociare le dita non è l'unica opzione davanti a un terremoto come quello registrato ieri al largo di Isola Capo Rizzuto. Lo diventa, però, in assenza di impegni e leggi precise che impongano la costruzione di edifici più sicuri. Lo diventa, tanto per cambiare, in Calabria. Dove un sisma di magnitudo 5 – che non spaventerebbe nessuno in Giappone o negli Stati Uniti – genera un certo giustificato terrore. 
L'argomento appare e scompare dall'orizzonte politico, ma di interventi concreti non se ne vede neppure l'ombra. Peggio: si sceglie di accumulare rinvii su rinvii e i controlli stringenti sulle costruzioni diventano una chimera o, nella migliore delle ipotesi, una prospettiva sempre più lontana.



In Calabria, i permessi per le nuove costruzioni sono stati rilasciati praticamente senza alcun controllo e sulla base di semplici autocertificazioni. Le verifiche sono scattate solo per una percentuale compresa tra il 2 e il 5% degli edifici: troppo poco, per una terra attraversata da faglie ed esposta, per il 100% dei suoi comuni, al rischio idrogeologico. 

La politica se n'è accorta nel 2009. Non che non lo sapesse, ma quando un'inchiesta del team di Riccardo Iacona ha provato che era possibile ottenere un permesso fotocopiando un paio di vecchi documenti è stato impossibile far finta di niente. È scattata l'approvazione, sull'onda della brutta figura rimediata a “Presadiretta”, di una nuova legge che fissava procedure molto più restrittive. 
Cos'è successo negli ultimi cinque anni? Molto poco, praticamente niente. Perché l'applicazione della nuova legge è stata delegata ai regolamenti, e i regolamenti prevedono di effettuare i controlli soltanto sulle grandi opere (cosa che avveniva anche prima) e sul 5% delle nuove costruzioni. Insomma, è rimasto tutto come prima. Ma l'ultimo regolamento – quello approvato nel giugno 2012 – sembrava quello buono. Perché fissava alla fine del 2013 il termine definitivo per l'entrata in vigore delle nuove regole.
Dopo aver dato una sbirciatina ai tempi, la giunta regionale ha deciso di intervenire ancora. Risale al marzo 2013, infatti, la decisione di sostituire poche parole, neppure una frase. E così, l'applicazione delle nuove norme, prima prevista entro 18 mesi dal luglio 2013, diventerà operativa solo nel 2016. La giunta regionale, cambiando poche parole, si è presa altri due anni di tempo per rendere più sicuri gli standard di costruzione in una delle regioni più disastrate d'Italia. Il rinvio trasla la scadenza a più di sei anni dal giorno della “storica” approvazione della legge. È una soluzione che fa arrossire. Perché per rendere operativo questo pacchetto di norme non è bastata neppure un'intera legislatura regionale. E qui la storia potrebbe colorarsi di politica: dato che l'approvazione della legge era avvenuta su impulso della giunta Loiero (anche se il voto era stato bipartisan), il successore Scopelliti si rifiuta di portarne a termine le conseguenze: che se la veda il prossimo governatore. 
Intanto, il territorio continua a essere privo di tutele efficaci. 

L'allarme arriva anche da un esperto come Carlo Tansi: «Sarà servito il terremoto del 5 aprile scorso che ha avuto origine al largo delle coste catanzaresi e fatto tremare mezza Italia meridionale, a ricordarci, se ce ne fosse bisogno, di quanto sia esposto al rischio sismico il territorio su cui viviamo?». Non c'è una sola domanda tra quelle poste dal geologo che non sia un monito inquietante: «Quanto sono sicure le nostre case, le scuole dei nostri figli, gli edifici in cui lavoriamo? A che livello di intensità dello scuotimento sismico riusciranno a resistere senza registrare danni tali da mettere in pericolo le nostre vite? Il terreno su cui sono state costruite è sufficientemente stabile? Cosa si è fatto in passato e cosa si sta facendo oggi per prepararsi ad affrontare un evento sismico di elevata energia?».
Il guaio è che le risposte rischiano di essere ancora più inquietanti. Perché, ricorda Tansi, «il problema è la mancanza di controlli e verifiche, pure previsti dalla norma, da parte degli uffici competenti che alimenta la tentazione tra gli operatori del settore soprattutto edilizio ad economizzare stoltamente sulla qualità dei materiali e sulle tecniche costruttive con grave pregiudizio per la sicurezza, in caso di terremoto, di edifici così incautamente realizzati. Tutto ciò è alimentato dal grave caos normativo in materia di leggi antisismiche (come si può notare dall’articolo a fianco) e dalla totale incapacità delle istituzioni competenti ad adottare provvedimenti chiarificatori». Tansi ricorda l'«assurda legge regionale in vigore dal 1994, che ha legittimato la costruzione di edifici non conformi alle prescrizioni antisismiche dettate dalla normativa, in quanto prevedeva che soltanto il 2% dei progetti presentati al Genio civile di Cosenza venissero controllati, lasciando il restante 98% privo di qualsivoglia controllo».
Il ricercatore del Cnr è in prima fila nell'opera di sensibilizzazione. Ha criticato la precedente amministrazione regionale, «che però poi, sul finire della legislatura ha cambiato questa legge». E rinnova le critiche alla giunta Scopelliti, che, «anziché applicare subito la legge, ne ha rinviato l’applicazione». Un atteggiamento tanto più pericoloso se si pensa che «in Calabria sono state censite ben 120mila case fantasma, cioè case che non sono controllate perché costruite abusivamente». È per questo che il geologo chiede uno scatto in avanti alla politica: «La giunta potrebbe assumersi l'impegno di far partire il nuovo corso prima della fine del mandato, per dare un segnale importante». Ma, certo, quel rinvio al 2016 non è esattamente un buon inizio.

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