Nova Bovalino dice No! alla rassegnazione.

Nova Bovalino dice No!  alla rassegnazione.

Ci ritroviamo, a distanza di poco più di una settimana, a registrare un altro vile attentato perpetrato, questa volta, nei confronti di un medico che presta il proprio servizio presso l’Ospedale di Locri;  infatti, nella serata di giorno 8 ottobre, è stata data alle fiamme l’autovettura del Dott. Luigi Brugnano. L’episodio si è verificato presso il piazzale dello stesso nosocomio.
L’indignazione e l’amarezza per episodi di questo genere, testimoniate dai tanti attestati di stima e solidarietà fanno parte  del copione classico che si recita, ormai, da tanto, troppo, tempo.
E’ indiscutibile e inoppugnabile che la vicinanza dei cittadini, alla vittima di turno, sia un sentimento umano e civile, nonché un forte segnale di solidarietà per chi si è trovato ad essere vittima di tali episodi , ma nello stesso tempo ci si sente come comparse che nulla possono fare per cambiare questo copione.
Questa volta è toccato ad un professionista serio, onesto e competente; l’altra volta, ad un sindaco che, come tale, rappresenta le istituzioni nel paese in cui svolge le proprie funzioni. La prossima volta a chi toccherà?
Non esistono bersagli sensibili o meno, esiste solo la certezza che chi cerca di fare il proprio dovere, sacrificando spesso la vita familiare e il proprio tempo libero dedicando tutto al lavoro, sia esso istituzionale o meno, è un potenziale bersaglio della criminalità che devasta questa nostra terra.
E’ frustrante prendere atto dell’impotenza a cui siamo costretti  e altrettanto frustrante è percepire che ogni manifestazione, sia essa di piazza che personale, lascia il tempo che trova, senza per questo, sia ben chiaro, voler dire che tali manifestazioni siano inutili.
L’impotenza che si registra in questi casi è, purtroppo, figlia di tante battaglie che, organizzate o meno, non hanno prodotto dei risultati concreti, ma ancora più grave sarebbe se a tale impotenza si aggiungesse la rassegnazione. A quel punto, vorrebbe dire gettare la spugna e non combattere più.
La politica, le associazioni e i singoli sono, invece, tenuti, per dovere civico, umano e democratico a reagire facendo di tutto per trovare quello strumento giusto ed efficace per combattere una cultura che, in quanto tale, è radicata nel nostro territorio e che, per essere combattuta deve essere estirpata dal terreno in cui cresce. Bisogna, cioè trovare il rimedio, non tanto nella forza deterrente della giustizia (strumento essenziale e indispensabile per il vivere civile), ma nel far capire alle nuove generazioni la differenza tra l’arroganza del violento e la forza della ragione.
Solo la speranza che ognuno, per quanto gli compete, faccia ciò che è in suo potere, può continuare a darci la forza per credere che domani le persone oneste possano fare il proprio dovere senza la paura di ritrovarsi ad essere bersaglio di una logica del terrore.

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