“Sera di Mezza Estate”: Shark&Groove omaggiano i figli di una Calabria che si spopola

“Sera di Mezza Estate”: Shark&Groove omaggiano i figli di una Calabria che si spopola

Il duo rap si appropria del folk calabrese per cantare una terra che si svuota e guarda i suoi figli andar via.

SIDERNO/MAMMOLA – C’è chi parte, chi torna, chi resta e chi canta, come Shark&Groove (Giuseppe Costanzo, Siderno; Antonio Callà, Mammola). Il nuovo singolo Sera di Mezza Estate, pubblicato su Spotify e tutte le piattaforme di streaming digitale, è un canto dedicato a tutti i figli di Calabria che partono e che un giorno sperano di tornare. Dopo il ritorno alle origini in occasione del decennale de Il Mondo Gira, lo stile del duo è stato questa volta messo a disposizione della tradizione folkloristica musicale calabrese. I suoni tipici della lira e del tamburello caratterizzano il brano creando un mix fresco ed esplosivo.

La copertina di "Sera di Mezza Estate" di Shark&Groove.

La canzone è stata anticipata dal videoclip ufficiale pubblicato su YouTube nei giorni scorsi, realizzato da Bernardo Migliaccio Spina e girato tra la frazione Pantaleo di Siderno e il borgo di Camini, con la partecipazione della cooperativa JungiMundu. Produzione musicale di Groove e Nephilim, mixaggio e masterizzazione di Groove per MultiVerse Production, distribuzione di The Palma Music & Reload Music - Powered by Sony. Supervisione generale del progetto di Jocelyn Hattab.

Abbiamo imparato che nei vostri brani ogni scelta è tutt’altro che scontata. Perché il folk calabrese?

«Qualche tempo fa il supervisore artistico della nostra etichetta (Rosario Farò) ci ha suggerito di scrivere un brano estivo dalle sonorità tradizionali calabresi. Eravamo perplessi, ma ci siamo lanciati perché la sfida ci intrigava molto. Non è il nostro genere e non volevamo snaturarci, quindi ci siamo chiesti come sarebbe stata una tarantella scritta e cantata da noi. Abbiamo cercato i suoni della nostra terra di Calabria, le nostre radici, e abbiamo deciso di inglobare la tarantella nel nostro stile. Sera di Mezza Estate è un esperimento che ci ha divertito molto, è qualcosa di completamente nuovo per la nostra discografia», sorridono i due. «Il tema del brano è venuto da sé, naturalmente».

Di cosa parla “Sera di Mezza Estate”?

«È una riflessione sulla Calabria e i suoi figli. C’è chi parte, chi torna e chi resta. Noi siamo rimasti qui, è stata la nostra scelta. Tante persone, soprattutto chi scrive senza conoscerci, ci raccontano come “originari” di Siderno e Mammola, dando per scontato che per mantenere in vita la nostra carriera siamo dovuti partire. Noi abitiamo ancora in Calabria, ci troviamo bene e non riusciremmo a scrivere la nostra musica fuori da qui. Ovviamente il lavoro ci ha portati a viaggiare e questo ci ha anche permesso di imparare e crescere».

«Per scrivere Sera di Mezza Estate ci siamo dovuti immedesimare in qualcuno che parte. Il ritornello “tornerò da te” è il canto di un figlio che promette alla sua terra di tornare. Nelle strofe siamo noi, Shark&Groove che da anni vediamo amici, parenti e compagni lasciare tutto e partire, per studiare e lavorare, in cerca di fortuna. Non è una lamentela, non ci appartiene, siamo qui pronti a riabbracciare chi torna e chi arriva per la prima volta».

È un tema delicato. Perché pensate che la gente parta?

«Premessa: non c’è giusto o sbagliato, ciascuno sceglie ciò che crede sia meglio per la propria vita, non diamo alcun giudizio sotto questo punto di vista. Volevamo concentrarci sulle dinamiche intorno alla partenza di qualcuno. In primo luogo, la mancanza, per chi parte e chi resta. Si salutano gli affetti di una vita. Le vie dei paesini rimangono vuote e buie. Ed è vero che chi voglia fare qualcosa di particolare nella vita debba partire. A Siderno, Mammola o Locri non c’è tutto, ed è giusto così. È assurdo pretendere diversamente».

Spiegatevi meglio.

«Esistono le grandi città, e i piccoli paesi, come i nostri. Pretendere da un paesino di offrire tanto quanto una città è pura follia. Ho dei parenti canadesi che paragonano Toronto a Siderno – racconta Shark – lamentandosi che non sono la stessa cosa. Ma ci mancherebbe pure! Possiamo paragonare Toronto a Milano o a Roma, e possiamo parlare delle differenze. Ma perché Siderno dovrebbe essere come Toronto? Sarebbe un’altra cosa, perderebbe la sua natura. È un paragone errato».

«A Milano, ad esempio, passa una metropolitana ogni cinque minuti in media. E c’è sempre qualcuno ad aspettarla. Se ci fosse un bus ogni dieci minuti tra Siderno e Locri, quanti viaggi a vuoto farebbe? Le grandi città hanno un’utenza enorme, è giusto che lì ci sia l’offerta di tutto, sarebbe un problema il contrario. Ma non possiamo chiedere ai nostri paesi di competervi, è innaturale, sono realtà con esigenze diverse. È giusto che magari in estate ci sia qualche servizio in più per i turisti, ma questo è un altro discorso».

«È sempre questione di prospettiva. Prendiamo il più classico degli esempi, la discoteca al sabato sera. Noi d’inverno ne siamo poco forniti, mentre nelle grandi città è pieno e ci arrivi comodamente con i mezzi pubblici. Il tempo di percorrenza varia in base a dove abiti e a dove vuoi arrivare, fino a oltre un’ora. Qui non sarebbe la stessa cosa? Se abiti a Siderno, in un’ora di auto sei in discoteca a Soverato, o dove preferisci».

«Così come Siderno e Locri non offrono un bus ogni dieci minuti che le colleghi, perché non serve, città come Reggio Calabria o Cosenza offrono un servizio di trasporti molto più capillare ed efficiente, perché hanno l’utenza di una città grande che accoglie studenti universitari. Allo stesso modo, non neghiamo che il servizio di trasporti pubblici del nostro territorio possa essere migliorato».

Questo però non significa che nella Locride sia tutto in ordine.

«Siamo d’accordo. Sanità, strade, strutture ricettive. C’è un elenco molto lungo di situazioni in cui intervenire.

Perché chi è partito dovrebbe tornare?

«In Sera di Mezza Estate aspettiamo con speranza che chi parte, ritorni. Le persone che sono qui si impegnano per migliorare la propria vita e di chi gli sta intorno. Allo stesso modo coloro che partono possono condividere il proprio bagaglio di esperienze con il territorio. Forse far tornare chi è partito dipende anche (ma non solo) da chi è rimasto».

«Ci vuole tanto coraggio sia a partire che a rimanere, ma più di tutti a tornare, probabilmente. Solo tutti insieme possiamo contribuire a cambiare le cose in questa terra di Calabria. Oltre a chiederci cosa possono fare per noi i nostri paesini, dovremmo chiederci cosa possiamo fare noi per loro. Lavorare per il territorio è per noi la più grande forma di gratificazione. I piccoli centri hanno un grande potenziale, danno una marcia in più a chi li abita proprio per le condizioni “meno comode” in cui crescono. Dove non c’è qualcosa, la si può costruire. Sognare un cambiamento ci permette di realizzarlo».

Forse, è questa la speranza.

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