Nebraska canta “Ginevravagina”: il nuovo brano del cantante sidernese è un inno all’adolescenza

Nebraska canta “Ginevravagina”: il nuovo brano del cantante sidernese è un inno all’adolescenza

Il secondo singolo di Nebraska racconta l'adolescenza: «il sesso è sopravvalutato; spero che mia nonna possa capire questa canzone».

SIDERNO, 15 aprile 2022 - Ginevravagina, questo il titolo della nuova canzone di Nebraska, il cantautore sidernese 21enne Salvatore Spadaro. Il nuovo brano è stato rilasciato a due mesi esatti dalla pubblicazione di Siderno, il suo primo singolo. Disponibile su tutte le piattaforme di streaming digitale da questa notte, Ginevravagina racconta l'adolescenza ed è il secondo estratto dell’album dell’artista, cui ha lavorato con l’etichetta Honiro negli ultimi due anni. Salvatore/Nebraska ci racconta la sua canzone.

Chi è Ginevravagina?

«Ginevravagina è uno scioglilingua ed è la rappresentazione della mia fase adolescenziale, e di quella di molti di noi. Siderno, il mio primo singolo, è una canzone nostalgica, un racconto del mio presente con i ricordi dell’infanzia, del passato. In Ginevravagina, invece, canto le insicurezze e le paranoie dell’adolescenza. In quegli anni in preda alla tempesta ormonale, poteva accadere che la fantasia alterasse le immagini. Così, un’arancia tagliata a metà sembrava una vagina, un’albicocca un sedere, la vista di una bella donna emozionava più del dovuto».

«Crescendo si matura e questo fervore si placa, viene meno. Ci emozionava lo sbarco sulla luna, ma dopo esserci stati abbiamo capito che è semplicemente un pezzo di pietra. Col tempo andiamo tutti in cerca del sole, che è la bellezza, non di aspetto, ma di sostanza».

In foto, la copertina di "Ginevravagina", il secondo singolo di Nebraska.

E infatti la copertina di Ginevravagina è un’arancia accarezzata da due dita di una donna. Un’immagine di grande impatto, un po’ provocatoria.

«In questa immagine il Salvatore di oggi, Nebraska, vede solamente due dita dentro un’arancia. Mi rendo conto che questo titolo e questa copertina potrebbe dare fastidio a una parte di pubblico, ma non c’è assolutamente nulla di volgare. Volevo rappresentare la canzone con un’immagine d’impatto, in particolare nella nostra zona, nella Locride, per sradicare qualche pregiudizio e instillare un po’ di curiosità».

Sulla copertina del tuo primo singolo, Siderno, c’erano le coordinate della tua città. Su quella di Ginevravagina invece le coordinate sono 0, cosa indicano?

«Io ho vissuto la mia fase adolescenziale a Siderno, ma Ginevravagina è ambientata in un non-luogo, perché l’adolescenza è ovunque, in ogni tempo, in ogni dove, tutti vi si possono immedesimare. Questa canzone è nell’adolescenza, è l’adolescenza».

Tra tutte le figure della canzone, la più criptica è “sembro Trenitalia se sorrido”. Puoi aiutarci ad interpretarla?

«Non ricordo cosa volessi dire, però i miei amici che hanno ascoltato la canzone in anteprima l’hanno interpretata in due modi: se sorrido ho dei ferri tra i denti, come dei binari, quindi ho l’apparecchio per i denti; oppure, se sorrido sembro ritardato come i treni di Trenitalia. Io non so cosa volessi dire».

Cosa direbbe oggi Nebraska, che canta questa canzone, al Salvatore che ha vissuto ciò che viene cantato?

«Gli direi di farsi una risata, perché capirà presto che il sesso è sopravvalutato!»

Nella scorsa intervista sulla canzone Siderno hai detto che chi fa arte non dovrebbe avere delle aspettative. Ti chiedo, quindi, cosa ti auguri da Ginevravagina.

«Che la possa capire e apprezzare anche mia nonna. Qualche giorno fa le ho fatto vedere la copertina del brano ed era molto scossa e imbarazzata: “Focu meu”, ha detto!»

In foto, Salvatore/Nebraska.

Il videoclip di Ginevravagina di Nebraska: ne parliamo qui.

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